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Arriva in ritardo per portare il figlio all'asilo: licenziato

Ultimo Aggiornamento: 19/05/2010 08:57
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Città: MILANO
Età: 38
Sesso: Femminile
19/05/2010 08:57
 
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MILANO (16 maggio) - Arriva in ritardo per accompagnare il figlio all'asilo e l'azienda lo licenzia. E' successo in una azienda del milanese. Lo denuncia Angelo Pedrini della Cub, la Confederazione unitaria di base.

Appena uscito dalla cassa integrazione in deroga, il dipendente non ha potuto rispettare il nuovo turno imposto dalla società per cui lavora, le 7 invece che le 8.30, perché - ha spiegato - in questo modo non avrebbe potuto portare il figlio di quattro anni alla scuola materna. Per questo ritardo - denuncia il sindacato - il lavoratore è stato licenziato.

Dopo il suo periodo di cassa integrazione Alex Barbieri, padre che deve accompagnare il figlio a scuola perché anche la moglie deve fare i turni, viene richiamato in servizio ad inizio aprile ma il nuovo orario gli «rende impossibile assolvere i suo doveri di padre riconosciuti costituzionalmente» e lo contesta.

Per qualche giorno riesce a far fronte al cambiamento di turno, ma tramite il sindacato comunica che potrà arrivare solo alle 8.30. Il 14 aprile accompagna il figlioletto alla materna, arriva in azienda e trova la lettera di licenziamento. «La priorità della gestione dei distributori automatici di caffè non può prevalere sui doveri di genitori previsti dalla Costituzione - afferma Pedrini - in ogni caso è la prima violazione e la contestazione non poteva portare alla sanzione definitiva del licenziamento perché è nulla, ingiustificata e comunque sproporzionata. In questo caso a perdere il posto di lavoro è un papà, un uomo che non ha fatto altro che il suo dovere».

Oltre alle iniziative legali - è stato spiegato - quelle di protesta continueranno fino al ritiro del licenziamento.

Il lavoratore: mi hanno detto "vedrai". «La titolare - racconta Alex Barbieri che guadagnava circa 1.250 euro netti al mese - quando ho avvisato che il giorno dopo sarei arrivato alle 8.30 invece che alle 7 perché non potevo fare a meno di portare il mio bambino a scuola mi ha detto "fai pure, poi domani vedrai". Il "vedrai" è stata una lettera di licenziamento che mi è stata consegnata sulla porta della dittà. Mia moglie è operaia in un'azienda per la lavorazione di gomma e plastica a Robbiate, nel Lecchese, e deve fare i turni dalle 6 del mattino fino alle 14 alternati settimanalmente alle 14-22. Quindi non posso che essere io a dover esercitare il mio dovere di padre. Non si può nemmeno parlare di cambio turno: mi hanno imposto di lavorare dalle 7 alle 16 o così o me ne dovevo andare. Prima distribuivo kit per i caffè, una volta rientrato dovevo invece provvedere al carico, bevande calde e fredde e snack, in distributori in grandi aziende. Gli ho spiegato la situazione, ma non mi sono voluti venire incontro, tanto che mi sono dovuto rivolgere al sindacato e pensare che lavoravo lì da 12 anni, di cui una decina come autonomo con partita Iva. Mia moglie guadagna circa 1.000 euro e proprio non ce la facciamo, Tra l'altro è impossibile trovare una baby-sitter prima delle 7 del mattino. Inoltre la scuola è a Paderno d'Adda, e la ditta a Cassano d'Adda, a circa 25 chilometri di stanza».

fonte:http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=102157&sez=HOME_INITALIA






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