La vita: è preziosa o vale poco?

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rosarossa79
00giovedì 23 giugno 2011 13:52
LA COSA più preziosa che ci sia al mondo’,dicono

Condividete questo punto di vista sulla vita?

cherubina_g
00giovedì 23 giugno 2011 14:17
è così la vita altro non è che un dono. Giovanni Paolo II diceva che dobbiamo trasformarla in un capolavoro, però alla fine guardandoci intorno noi uomini siamo davvero in grado di presevarla?
danila555
00domenica 26 giugno 2011 22:55
Inno alla vita
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, donala.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.
(Madre Teresa)
rosarossa79
00lunedì 4 luglio 2011 15:30
condivido,la vita e' tristezza
cherubina_g
00lunedì 4 luglio 2011 18:15
La vita ha un risvolto triste, ma torna il sole, non dura per sempre, ma torna e su questo ci puoi giurare.
danila555
00martedì 5 luglio 2011 23:03
Per far tornare il sole bisogna volerlo e volerlo fortemente.
E' più comodo rilassarci nelle nostre tristezze anziché riflettere su tutto ciò che di bello abbiamo.
Secondo me, ogni volta che siamo tristi o arrabbiati... sarebbe da chiederci quale beneficio traiamo dall'essere tristi o dall'essere arrabbiati. Perché un beneficio secondario c'è sempre: vogliamo attirare l'attenzione? Vogliamo che gli altri si prendano cura di noi? Vogliamo una carezza?
Ecco, se avessimo vicino qualcuno che ci fa una carezza, continueremmo ad essere così tristi?
Se sì, allora andiamo alla ricerca di quel qualcosa che potrebbe colmare la nostra tristezza.
Io faccio così e spesso funziona.
Per carezza intendo una parolina dolce, un gesto di affetto, una telefonata di un amico... qualcosa che ci fa piacere e ci tiene su.

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rosarossa79
00mercoledì 6 luglio 2011 06:40
condivido cio' che dici danila solo che se vuoi una carezza e' brutto andare a cercarla,sarebbe meglio arrivasse senza chiederla
danila555
00mercoledì 6 luglio 2011 21:31
Re:
rosarossa79, 06/07/2011 06.40:

condivido cio' che dici danila solo che se vuoi una carezza e' brutto andare a cercarla,sarebbe meglio arrivasse senza chiederla




E' il solito discorso: se non arriva una carezza è perché gli altri non ce la fanno.
Io credo che se noi per primi facessimo carezze per abitudine, ne riceveremmo tante.
Non credo che se una persona si sente trattata in modo gentile, risponde in modo sgarbato.
Certamente vorremmo che fossero gli altri a cominciare.
Ma se essi non lo fanno, potremmo farlo noi e forse... è una reazione a catena...
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rosarossa79
00giovedì 7 luglio 2011 07:29
credi male danila,fidati
ovvio io parlo per mie esperienze vissute
danila555
00giovedì 7 luglio 2011 12:24
Sicuramente ciascuno di noi parla per esperienze vissute.
Io non ho ricevuto molte carezze ma credo anche di non averne date.
Solo quando la vita mi ha dato schiaffi a non finire e mi ha fatto toccare il fondo, allora sono riemersa con fatica ma anche con determinazione.
Probabilmente era giusto che toccassi il fondo, era giunto il momento di percepire una consapevolezza diversa di me stessa e degli altri. Insomma così doveva essere! E sono soddisfatta perché ho cominciato a mettermi in discussione.
E' dalla sofferenza che si rinasce a nuova vita.

Non era possibile che le mie sciagure derivavano sempre dagli altri, come se fossero gli altri a tenere i fili della mia vita e farli muovere a loro piacere...
Ero io la responsabile della mia vita e ciò che ero era il risultato delle mie scelte personali.

E' un discorso forse poco condivisibile ma, se volete, possiamo approfondirlo discutendo in modo pacato e tranquillo

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rosarossa79
00giovedì 7 luglio 2011 12:35
certo che possiamo discuterne ^_^
il fatto di avere idee diverse non significa litigare ^_^
io nella vita e nell'amore sono una che da' MOLTO,forse troppo
e non e' un luogo comune...
il fatto di dare troppo mi fa commettere l'errore di pretendere poi la medesima cosa
e qui scatta la sofferenza
da qualche giorno ho deciso di fare un grosso cambiamento
per me doloroso e per nulla semplice,ma sembra che grazie a questo le cose vadano meglio
danila555
00giovedì 7 luglio 2011 14:41
Re:
rosarossa79, 07/07/2011 12.35:

certo che possiamo discuterne ^_^
il fatto di avere idee diverse non significa litigare ^_^
io nella vita e nell'amore sono una che da' MOLTO,forse troppo
e non e' un luogo comune...
il fatto di dare troppo mi fa commettere l'errore di pretendere poi la medesima cosa
e qui scatta la sofferenza
da qualche giorno ho deciso di fare un grosso cambiamento
per me doloroso e per nulla semplice,ma sembra che grazie a questo le cose vadano meglio




Anche a me succedeva di dare molto e di pretendere altrettanto. Ma commettevo un grosso errore: lui non era in grado di darmi ciò che io volevo.
Tra di noi c'era bisogno e non desiderio.
Il desiderio, che rende l'amore maturo non vuole il possesso dell'altro, ma la sua vicinanza.
Nell'amore maturo credo nella mia autonomia; esisto e la mia esistenza non dipende dalla presenza dell'altro, non voglio a tutti i costi possedere o manipolare l'altro, non esercito alcuna pretesa, non voglio plasmare l'altro a mio piacimento, semplicemente lo accetto.
Se amo secondo la logica del desiderio so che l'altro è libero di amarmi, ma in qualsiasi momento potrà rifiutarmi.
Sarà sicuramente doloroso ma riuscirò a comprendere che la mia domanda d'amore con quel partner è sbagliata.

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rosarossa79
00giovedì 7 luglio 2011 18:32
io sono diventata oggi cosi danila,come tu ti descrivi,a fatica pero' non lo nego..
e mi fa un po' male pero' quando vedo che l'altra persona pero' e' manipolata
ma come hai scritto tu ,bisogna non voler plasmare nessuno
quindi nel mio cambiamento c'e anche il concetto che l'altra persona forse sbattera' i denti ,ma non saro' io a impedirglielo,ne' tantomeno ad augurarglielo
danila555
00giovedì 7 luglio 2011 20:43
Grazie perché mi dai la possibilità di condividere le nostre esperienze.
Dal canto mio ne ho fatta di strada e tutta in salita, ma continuo ancora a salire perché ho sempre molto da imparare nelle relazioni con gli altri.
Il mio primo passo è stato il riconoscere le mie maschere (quante ne avevo, ma ne ho ancora!!!) i miei modi di manipolare.
Non mi rendevo conto che era il mio modo di nascondere la paura; sì, perché tutto dipende dalle nostre paure: paura della solitudine, paura di non essere all'altezza, paura di essere giudicata, paura di perdere il potere, paura di non essere accettata, paura di essere abbandonata...
Riconoscendo le mie paure, ho potuto affrontarle ed accettarle. Che male c'è ad aver paura?
Ho rischiato la solitudine, l'abbandono (quanto è stato duro accettarlo!!!)... ma finalmente, dopo tanta sofferenza (depressione, malattie psicosomatiche...) finalmente la libertà, la sincerità, l'abbattimento delle maschere, l'autonomia ed anche l'amore sincero verso il mio compagno ma anche un rapporto diverso con i miei figli.
Sì perché anche con loro esercitavo la manipolazione sempre a causa delle mie paure. In questo modo non li facevo crescere, li controllavo, non permettevo mai loro di sbagliare. Dovevano essere perfetti come lo era la loro mamma. Quanti errori!
Scusa, forse sono andata oltre.
rosarossa79
00giovedì 7 luglio 2011 22:57
non c'e mai un limite,quindi mai si va oltre..

ecco, le paure,quante ne ho..
la paura piu grande e' sempre stata quello di far capire poco quanto ci tenevo..il mio carattere chiuso mi ha portata spesso ad avere muri..ho cercato di abbatterli a volte ci sono riuscita,altre no...
la paura di non essere all'altezza,la paura che ci sia sempre uno/a meglio di me,piu bella di me,piu comprensiva di me,piu disponibile di me....
ma alla fine credo che io sono io,sono cosi.. diversamente non sarei io
danila555
00lunedì 11 luglio 2011 22:33
Secondo me le paure nascono perché in fondo in fondo non ci accettiamo; quando non accettiamo l'altro (compagno, amico, collega...) è perché non accettiamo noi stessi.


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rosarossa79
00martedì 12 luglio 2011 14:57
in effetti non mi accettavo prima
troppo disponibile,troppo sempre pronta a risolvere i problemi le ansie degli altri,disponibile a tutte le ore e qualunque cosa stessi facendo
cosi non va..non si va da nessuna parte..
mi ritrovo quindi a riscoprire una nuova me,sperando duri
danila555
00mercoledì 13 luglio 2011 01:37
Re:
rosarossa79, 12/07/2011 14.57:

sperando duri



Dicono (gli esperti) che quando noi decidiamo un cambiamento, le prime volte lo dobbiamo fare intenzionalmente, poi subentra l'abitudine e l'inconscio non se ne accorge, quindi non ci fa avere sensi di colpa.
Lui è come una macchina programmata. L'importante è fregarlo (l'inconscio chiaramente) interrompendo il programma.



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rosarossa79
00mercoledì 13 luglio 2011 08:12
interrompendo il programma ?
danila555
00mercoledì 13 luglio 2011 13:09
Certo, interrompendo il programma dei pensieri che ti fanno star male.
Per esempio, vado in giro vado a testa bassa perchè ho paura della gente. Interrompendo il programma, io vado volontariamente a testa alta e mi accorgo che non ho nessun motivo di aver paura. Facendo questo quattro, cinque, dieci volte... un mese, il mio inconscio si accorge che non c'è nessun motivo di aver paura per cui cambia il pensiero disfunzionale che stava dietro ed era inconscio.



[SM=g1839938]
rosarossa79
00mercoledì 13 luglio 2011 22:45
una continua lotta
danila555
00mercoledì 13 luglio 2011 23:14
Re:
rosarossa79, 13/07/2011 22.45:

una continua lotta



Nella nostra mente le lotte sono continue.
Immagina quando devi prendere una decisione importante: la mente, senza che te ne accorgi, valuta tutti gli aspetti positivi e negativi
che ne derivano.
Poi sceglie ciò che risponde al suo "programma".
Ma noi sappiamo che lo possiamo sabotare!!!

[SM=g1838314]


rosarossa79
00venerdì 15 luglio 2011 12:01
la mia mente poi spesso va in tilt,quando dico " no questa cosa non la devo fare" in men che non si dica mi accorgo che la sto gia' facendo
grrrrrrrrrr
danila555
00venerdì 15 luglio 2011 17:53
Re:
rosarossa79, 15/07/2011 12.01:

la mia mente poi spesso va in tilt,quando dico " no questa cosa non la devo fare" in men che non si dica mi accorgo che la sto gia' facendo
grrrrrrrrrr




Cambiare le nostre abitudini non è un lavoro da niente. Dobbiamo essere consapevoli del vantaggio che traiamo da un nostro cambiamento, vantaggio prima di tutto per noi e poi per le persone a noi vicine.
E' una strada stretta e tortuosa.
Noi camminiamo tranquilli in una strada larghissima fatta di tutto ciò che siamo: lì ci sono le nostre certezze, il nostro passato, il nostro presente e anche il nostro futuro (quello programmato).
Lateralmente, quasi invisibile, c'è un sentiero fatto di buche e sassi, tutto in salita, buio.
E' difficile prenderlo perché ci fa paura (una vocina ci dice: "ma che ci vai a fare lì, qui hai a portata di mano una strada larga, senza sassi, senza buche, se vai là inciampi e cadi, poi riuscirai a rialzarti?")
Ebbene, se vogliamo il cambiamento è là che dobbiamo andare e cominciare a salire, a cadere, a inciampare fino a che la strada sarà più facile, più sicura, senza inciampi.
Ma per arrivarci ci vuole tempo e determinazione.
danila555
00venerdì 15 luglio 2011 18:21
Ho letto di recente "la storia dell'aquila", una metafora per riflettere sul nostro cambiamento.

L'aquila è un uccello che vanta la maggior longevità: può raggiungere i settant'anni.
Per arrivare a questo traguardo, verso i quarant'anni deve prendere una decisione difficile.
A quest'età infatti, le unghie delle aquile diventano deboli e incapaci di afferrare la preda per alimentarsi; il becco appuntito si incurva di più e le ali rendono difficile il volo.
L'aquila ha due alternative: morire o sottoporsi a un doloroso processo di trasformazione che durerà 150 giorni.
Questo processo consiste nel ritirarsi sulla cima di una montagna per costruirsi un nido sulla parete; successivamente, l'aquila inizia a colpire con il becco la parete, fino a distruggerlo.
Dopo averlo frantumato, si forma gradualmente un nuovo becco con il quale strapperà, una ad una, le unghie dei suoi artigli.
Quando i nuovi artigli cominceranno a formarsi, l'aquila inizia a perdere anche le sue vecchie piume.
Dopo 5 mesi di drammatico rinnovamento, che le consentirà altri trent'anni di vita, l'aquila diventa pronta a spiccare il volo.

Questa storia è per comprendere che ogni trasformazione interiore impone un sacrificio, un lasciare andare qualcosa per poter fare spazio ad altro che vuole affermarsi.


Qualcuno di voi ha visto il film "Il cigno nero"?
Il cigno bianco deve morire per fare spazio al cigno nero.
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