Un racconto di Basettun

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basettun
00venerdì 31 luglio 2009 15:51
Il crocefisso di Rosa
Rosa non aveva mai creduto che un crocefisso potesse parlare o sanguinare o chissà che altro ancora. Don Calogero, il parroco della sua chiesa, diceva che erano eresie, bestemmie, Cristo non ha bisogno di rivelarsi così.
Sta di fatto che quando Rosa era preoccupata e si rivolgeva al suo Gesù, sarà per autosuggestione o perché davvero questi le si manifestava così, sentiva una vocina dentro di sé che le dava suggerimenti e lei li ascoltava traendone sempre benefici.
Gesù stava appollaiato sul letto di Rosa da almeno trent’anni. Era uno di quei crocefissi semplici in plastica, con la croce di legno, che si appendono sul letto fin dalla prima notte di matrimonio.
Ora, diciamo le cose come stanno, forse non tutti ci credono ma i crocefissi vivono una loro divina esistenza, perciò vedono, ascoltano e soffrono come gli uomini, perpetuando all’infinito il dramma di Gesù che un padre troppo severo ha condannato ad un’ambigua e scomoda vita terrena.
Perciò i Gesù appesi sui letti vedono tutto e ascoltano, e questo causa loro un estremo malessere. Immaginate il turbamento di quel povero Cristo quando dovette subire lo spettacolo che Rosa e suo marito gl’imponevano ogni notte contorcendosi e lamentandosi nei loro ripetuti amplessi.
L’educazione che aveva ricevuto non gli consentiva di trarre giovamento da simili immagini. Pensate quale educazione sessuale potevano impartire i genitori di duemila anni fa! Non che oggi sia meglio, ma allora non c’erano nemmeno i giornaletti.
Le prime volte chiuse gli occhi per non vedere quei due corpi aggrovigliati, ma fu costretto ad ascoltarne i rumori ed i lamenti non potendo tapparsi le orecchie per il motivo che tutti sappiamo. Poi, passando i mesi e gli anni, si abituò e non si vergognò più, anzi gli successe una cosa che non si sarebbe mai aspettato, quella visione cominciò a piacergli e, dato che non poteva fare altrimenti, pensò di riceverne insegnamento.
Oltre al piacere che provava, che gli faceva desiderare il momento in cui i coniugi si sarebbero coricati, apprese tante cognizioni tecniche grazie alle loro performance, tanto che il suo divino genitore gli apparve un pivellino se, come si diceva, aveva ingravidato sua madre senza che questa si accorgesse di nulla, lasciandola pure vergine.
Ma quando il corpo di Rosa perse la freschezza della gioventù ed anche il suo desiderio si stemperò nella noia degli anni, pure Gesù cominciò ad annoiarsi e dovette sopportare le preghiere della donna che diventavano sempre più assillanti.
Quella mattina, copertasi pudicamente con la veste odorosa di polvere e di cucina, Rosa si rivolse pietosa al crocefisso.
- Gesù mio, oggi Antonella farà gli esami del concorso all’INPS, ti prego, aiutala tu!
E aggiunse, maligna.
- Fa’ che a tutti i raccomandati venga una colica!
Gesù, dall’alto del suo sito panoramico, capì il problema della povera mamma, ma sapeva che certe iniziative epidemiche erano di competenza del genitore.
- Non posso, Rosa, sarebbe una strage. - le sussurrò - Piuttosto, dì a tua figlia di portarmi con sé, le suggerirò i risultati dei test.
Rosa, che aveva udito come sempre, staccò il crocefisso dal muro, lo baciò e lo infilò nella borsa della ragazza.
Antonella, senza sapere come, rispose esattamente a tutte le domande, vinse il concorso ed in breve fu assunta. Così, dopo anni di attesa, poté sposarsi col suo innamorato.
Rosa, riconoscente a Gesù per il suo giusto merito, lo sbaciucchiò ripetutamente mentre lui cercava disperato di svincolarsi sgusciandole da sotto le labbra avide.
- Grazie Gesù mio, grazie. Dimmi cosa posso fare per te, per ripagarti, farò tutto quello che vuoi. Gesù la interrogò.
- Davvero faresti qualsiasi cosa per me? Farai ciò che ti chiedo, Rosa?
- Certo Gesù, chiedi ed io ti esaudirò.
- Allora regalami a tua figlia e dille di appendermi sul suo letto, così la proteggerò e l’aiuterò sempre, come ho fatto con te.
Così fu e per tanti anni ancora Gesù si allietò con l’immagine della ragazza che faceva l’amore.
Questa, che può apparire dissacrante e sacrilega, è una storia vera. Quel Gesù sta ancora appeso sul letto di Antonella, per proteggerla e consigliarla, per confortarla quando sta male, per accarezzarla con lo sguardo la notte.
E di ciò non prova alcuna vergogna, né lo inibisce la sua origine divina. In fondo è l’unico modo che ha per riscattarsi del suo destino di uomo che non può essere uomo.
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