Felicità (l'originale troppo lunga)
Remoto è il tempo che una manata infida
presunta alleata dei miei timori ingenui
falsa carezza di amico più che amico
un padre quasi e l’unico ch’io ebbi
mi scaraventò gioioso nell’abisso
E vola, disse, spiega le tue ali, ora sei uomo
Terrore nei miei occhi e gaudio nei suoi
li vidi illuminarsi soddisfatti
ed io piegato a raccattare appigli
urlando sputai l’acqua dai polmoni
ed inspirai la prima aria della Terra
Ero nato
Minuscolo impaurito assiderato
inerme e fin da subito curioso
le ali ormai le avevo perse o forse
non le avevo ricevute
Credevo nel cammino o ero perduto
di lui nessuna traccia ma il mattino
luce intensa che non ferisce gli occhi
e musica soave e tumultuosa
e sogni voluttuosi ad occhi aperti
e guerre simultanee con la pace
e giochi, inganni, affetti tormentati
dolori e malattie, lutti perenni
A sera l’ombra rivelò il traguardo
e lui gioioso ancora mi aspettava
guardai l’enorme spazio che sovrasta
e non mi resi conto dell’impatto
Nella sua mano aperta son caduto
pentito per averlo giudicato
ché non infido amico lui era stato
ma messo di un progetto universale
Mi chiese, dimmi che ti ha dato questo volo
Felicità, risposi
e lui tranquillo e sempre sorridente
Si chiama vita, disse, ed è una volta sola