La mattina del 31 dicembre del 1969 il piccolo Massimo, di appena nove anni, viene svegliato da un improvviso clamore. Trova il padre geometra sconvolto dal dolore e viene spedito a trascorrere un triste capodanno dai vicini senza capire il perché. Pochi giorni dopo sarà un giovane sacerdote a spiegargli che la mamma Giuseppina è deceduta.
La convivenza con il padre Raul, dovuta alla differenza di carattere, si rivela subito difficile. Gli unici contatti con il padre saranno dovuti alla comune passione per il Torino. Solo a quattrodici anni riuscirà a parlare con lui della madre e ad apprendere che è morta di cancro.
La sua crescita determinerà un carattere debole e insicuro, fortemente condizionato dalle proprie paure e paturnie esistenziali che lui chiama ironicamente "Belfagor".
Negli anni dell'università inizia a collaborare con alcuni giornali sportivi e tramite questa passione riesce a neutralizzare Belfagor, senza però vincerlo realmente.
Nel 1993 viene inviato a Sarajevo a seguire gli eventi bellici e si prenderà cura di un bambino orfano come lui.
Dopo un primo matrimonio fallito proprio per la sua paura di avere un bambino, incontra Elisa, sua anima gemella e con lei incomincia ad affrontare i suoi limiti. Ispirandosi alla sua vicenda, riesce anche a scrivere il primo romanzo in cui appunto il protagonista è un ragazzo orfano di madre.
Proprio leggendo quel romanzo, la sua madrina scopre che Massimo non ha mai saputo la verità sulla morte della mamma. Sarà lei a riveraglielo quarant'anni dopo mostrandogli un ritaglio de "La Stampa": la madre si è suicidata, lanciandosi nel vuoto.
Con l'aiuto di Elisa riuscirà a superare il trauma della scoperta e a capire che solo il perdono alla madre, che è fuggita, può salvargli la vita. E soprattutto capire che la vita si deve affrontare con coraggio.
Fonte:
it.wikipedia.org/wiki/Fai_bei_sogni"We need each other". Bill Clinton