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Si guarisce dalla depressione?

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2012 21:37
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12/10/2012 14:32
 
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Da non confondere con la normale malinconia, la depressione è uno stato di prostrazione e profondo abbattimento psicologico che si accompagna a sintomi fisici, quali: forte stanchezza, spossamento, disturbi del sonno e dell’appetito. Il pianto inoltre è frequente e l’emotività è labile. L’abbattimento è talmente forte che diventa difficile – quando non addirittura impossibile – gestire situazioni quotidiane, che vanno dalle attività lavorative a quelle sociali; dalla cura della persona a quella della propria abitazione.

Difficile sintetizzare la definizione della depressione in poche righe: occorrerebbe un trattato. Ci limitiamo con molta cautela a distinguere la depressione in "semplice" e "maggiore". All’interno di quest'ultima si differenzia inoltre la depressione bipolare, che è caratterizzata da ciclotimia dell’umore, ovvero alternanza da stati di abbattimento totale (fino all’incapacità di alzarsi dal letto) a stati di euforia maniacale, connotati da una forte eccitazione comportamentale, che può indurre il soggetto a compiere azioni senza controllo o comportamenti impulsivi, come ad esempio la guida spericolata senza rispettare il codice della strada.






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- Prendi un piatto e tiralo a terra.
- Fatto.
- Si è rotto?
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- È tornato come prima?
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Dunque il tempo è un fattore da tenere in considerazione...
"Se i sintomi depressivi durano circa 3 mesi, e poi gradualmente passano, probabilmente si è di fronte ad un caso di depressione reattiva ad un evento particolarmente traumatico.
Se invece superano i 3 mesi non si parla più di depressione reattiva, ma endogena, che non è dovuta ad un avvenimento preciso, ma è originata da una situazione profonda. A volte la depressione è una manifestazione di una situazione psichica latente che soggiace silenziosa da qualche tempo - dentro di sè - ed improvvisamente si rivela in occasione di eventi apparentemente banali".






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Si guarisce dalla depressione?
"Si migliora moltissimo con la cura psicoterapeutica già entro i primi 6 mesi dalle prime sedute. I sintomi sono alleviati, e la persona si sente molto meglio. Ciò è tanto più osservabile nelle persone che hanno una lunga storia di depressione, poiché, grazie alla relazione terapeutica con lo psicoterapeutica, si sentono meno sole e abbandonate.
La psicoterapia può alleviare il dolore sia fisico che psicologico. La guarigione invece richiede più tempo, che non può essere quantificato".






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Quando è il caso di consultare uno specialista?
"Quando, oltre a pensieri tristi e negativi, si presentano sintomi fisici come: inappetenza, insonnia, risvegli precoci, stanchezza parossistica, atteggiamento di grande fatica, vari disturbi psicosomatici, legati a difficoltà respiratorie e digestive. Se il tono dell’umore è fortemente angosciato è bene parlarne con uno specialista - sostiene lo psicologo clinico Roberto Pani, docente all'Università di Bologna - soprattutto se il complesso dei sintomi non scompare nell’arco di circa 3 mesi.
È bene consultare innanzi tutto, il medico di famiglia, che può avallare il ricorso alla visita specialistica, ed eventualmente indirizzare il paziente dallo psicoterapeuta e/o dallo psichiatra (La differenza consiste nel tipo di trattamento ndr)".

Lo psichiatra curerà la depressione dal punto di vista farmacologico, lo psicoterapeuta invece tenderà ad indagarne le cause (orientamento psicoanalitico) oppure a fornire un supporto e a modificarne il comportamento (orientamento cognitivo-comportamentista). Le due cure possono coesistere.
"Nelle situazioni di depressione maggiore è indispensabile la cura farmacologica, in quelle più leggere è sufficiente il trattamento terapeutico, costituito da vari indirizzi di psicoterapia - prosegue lo psicologo clinico Prof. Pani"






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A che età si manifestano i primi sintomi di depressione?
"Non c'è un'età precisa: persino i bambini possono manifestare sintomi melanconici. Generalmente la depressione in senso clinico si manifesta durante l’adolescenza e verso l’età l’adulta, dopo i 20 anni. Nel bambino non si parla di depressione, perché è in corso un’evoluzione della mente, ed eventuali melanconie possono essere ricondotte ad episodi di tipo reattivo".






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L'amore cura la depressione?
"Domanda delicata. Se durante il percorso di cura, si verifica un incontro fortunato con una persona con cui si instaura una buona relazione affettiva, il depresso ha maggiori probabilità di guarigione.
L’amore guarisce, certo, però non bisogna fare confusione tra una situazione clinicamente patologica - come la depressione - e la pretesa di guarire grazie all'amore passionale. In questo caso l’amore non guarisce il depresso, perché spesso questo amore è confuso con un bisogno di essere amati. In altre parole, l'amore può dare una soddisfazione momentanea.

Quanto più il depresso progredisce nel suo "percorso di cura", tanto più è in grado di innamorarsi e di condividere l’amore con qualcuno: in questo senso guarisce. L’amore non risolve di per sé. Del resto, è difficile innamorarsi quando si è depressi.

È indispensabile che il soggetto faccia progressi, perché altrimenti non è amore, ma solo soddisfazione di un bisogno del momento. Il bisogno urgente di essere amati fa sì che si proietti sul primo che si incontro i sogni d'amore: non c’è lo spazio psichico per vedere l’altro com'è realmente."






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Ci possono essere ricadute nel percorso di cura?
La cura non procede seguendo un percorso lineare, ma a zig a zag: 3 passi avanti e 2 indietro; 5 passi avanti e 4 indietro".

Come mai ci si vergogna della depressione? E non ci si cura?
"È insita nella depressione l’autosvalutazione di sé. Il soggetto depresso, quindi, sentendosi in condizione precarie di fragilità e di debolezza, ha vergogna di confessare la propria depressione. Rivelarla fa sentire ancora più indegni, pertanto si tende a nascondere. Ciò perché i disagi psicologici sono associati a debolezza e colpa.
Il depresso è come se si sentisse in colpa e in dovere di autopunirsi. In realtà il depresso non ha fatto nulla di male."






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12/10/2012 14:34
 
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La depressione è ancora così misconosciuta?
"Ci sono molti più depressi di quanto si creda. Le ultime statistiche di psichiatria mondiale parlano addirittura del 50%, percentuale in cui dobbiamo includere anche le depressioni non riconosciute, non diagnosticate e trascurate.
Una volta si nascondevano molto di più. Oggi fortuntamente la depressione non viene vista come male oscuro: è più riconosciuta anche perché non si può nascondere più di tanto. Però ammetto che fino a 20 anni fa la depressione era negata prima a se stessi e poi agli altri".

Ringraziamo il Prof. Roberto Pani, autore insieme a Roberta Biolcati e Samanta Sagliaschi del manuale
Psicologia clinica e psicopatologia per l'educazione e la formazione, edito da Il Mulino, Bologna.

(Data la natura delicata del tema trattato, ricordiamo che questo articolo non costituisce materia di autodiagnosi).

www.donnamoderna.com/salute/guarire-dalla-depressione/foto...
[Modificato da rosarossa79 12/10/2012 14:34]






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12/10/2012 21:12
 
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CurareLaDepressione.it

Quando serve lo psichiatra?

Pregiudizi “Die Hard”: Duri a Morire!
Tra tutti i pregiudizi che avvolgono le problematiche psichiche quelle riguardanti lo Psichiatra sono le spesso le peggiori!

Psichiatra, Neurologo, Psicologo, Psicoterapeuta, Specialista in Malattie Mentali, Neuropsichiatra ecc ecc. Che confusione! Solo per rivolgersi alla persona adatta e’ gia’ un problema…

Intanto consigliamo di rivolgersi al proprio medico curante prima di recarsi autonomamente da uno specialista, in modo da essere ben indirizzati.

Comunque lo Psichiatra, o piu’ correttamente lo Specialista in Psichiatria, e’ un laureato in medicina e chirurgia che ha svolto una scuola di specializzazione apposita in psichiatria. Quindi un corso di specializzazione post laurea. Il Neurologo e’ sempre un Medico che invece ha svolto un corso di specializzazione neurologia. Qual’e’ la differenza? Molte persone pensano che il Neurologo curi coloro che soffrono delle disfunzioni mentali piu’ lievi mente lo Psichiatra curi quelli comunemente definiti “i matti”. Pertanto mentre accettano di farsi visitare da un Neurologo rifiutano categoricamente di rivolgersi ad uno Psichiatra! “Non sono mica matto, io!”

In realta’ lo Psichiatra ha effettuato un training per trattare tutte le problematiche psichiche, a partire dalle difficoltà di vita, di inserimento lavorativo e dalla sofferenza interpersonale per finire alle patologie piu’ gravi, quali la Schizofrenia ed i disturbi comportamentali nel demente. E quindi non necessariamente cura solo le malattie piu’ gravi. Spesso ha anche la qualifica di psicoterapeuta. Puo’ prescrivere farmaci e psicofarmaci. Il Neurologo tratta prevalentemente patologie relative al Sistema Nervoso inteso come organo fisico: dalle Epilessie alle Cefalee, ai disturbi dei nervi periferici, dagli ictus alle paralisi ecc. Anche esso puo’ prescrivere farmaci/psicofarmaci.

Lo Psicologo invece ha svolto un corso di laurea apposito, in Psicologia appunto. Per svolgere la psicoterapia deve, dopo la laurea quinquennale, effettuare una scuola di specializzazione apposita di altri 4 anni. Dopo la specializzazione, quasi sempre presso scuole private di altra professionalità’, si puo’ fregiare del titolo di Psicoterapeuta. Non puo’ prescrivere farmaci di nessun tipo.

Le cose sono poi un po’ piu’ complicate ma gia’ sapere queste distinzioni di base e’ sufficiente per orientarsi nella giungla dei professionisti “PSI”.

In ogni caso per un sospetto diagnostico di depressione ed una cura di base il medico di famiglia ( MMG: Medico di Medicina Generale) e’ solitamente in grado di impostare una terapia adeguata. Spesso i problemi che i miei pazienti riferiscono di incontrare nei confronti dei medici di famiglia non sono tanto di competenza quanto di capacita’ comunicativa. Purtroppo il MMG può avere solo poco tempo e non sempre riesce a spiegare adeguatamente tutte le sfaccettature e gli aspetti della patologia depressiva, rendendo a volte difficile la collaborazione con il paziente e finendo a volte di non rassicurarlo adeguatamente.

Lo psichiatra e’ invece indispensabile nelle depressioni conclamate, in particolare se determinano gia’ l’ insorgenza di problemi lavorativi e/o conflitti familiari. Inoltre se sono presenti idee di inadeguatezza e di taedium vitae (la vita non vale piu’ la pena di essere vissuta, se non vere e proprie idee auto lesive/autosoppressive), oppure in presenza di poca collaborazione nel seguire cure prescritte. Inoltre in caso di scarsa o nulla risposta alle strategie antidepressive impostate.

E’ inoltre indispensabile in caso di abusi di sostanze, anche di alcolici, ed in tutti i casi di co– morbidita’, cioe’ ove vi siano presenti nella stessa persona di piu’ disturbi psichiatrici (es. attacchi di panico e depressione, disturbi ossessivi e depressione ecc.) e soprattutto indispensabile in caso di sospetto DISTURBO BIPOLARE.
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12/10/2012 21:14
 
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Terapia farmacologica della depressione

“Dottore, non mi curera’ mica con degli psicofarmaci!”
A proposito di pregiudizi difficili da superare: subito dopo quelli nei confronti degli psichiatri (complici molti film, sulla falsariga di Hannibal Lecter, lo psichiatra cannibale!) la maggior pare dei pregiudizi riguardano i farmaci da loro usati: gli “psicofarmaci”! Cosi’ non e’ raro sentire un paziente emettere l’esclamazione sopra riportata durante una visita. Ma sono davvero farmaci cosi’ terribili? E se non lo sono perche’ tanta preoccupazione?

Andiamo con ordine: l’uso di farmaci capaci di trattare con efficacia malattie psichiche e’ relativamente recente, parte infatti dalla meta’ degli anni 50 del 1900. Farmaci sedativi per pazienti gravi ma anche terapie piu’ leggere per la depressione. Hanno avuto un impatto rivoluzionario nella pratica medica permettendo di trattare finalmente non solo depressi e ansiosi con terapie ambulatoriali efficaci.

Purtroppo avevano effetti collaterali evidenti, soprattutto le terapia per i pazienti gravi, tali comunque da rendere che li assumeva facilmente identificabile e non certo in modo positivo: aspetto rallentato, sedazione. Icona vivente di uno stato umano non certo rassicurante e gratificante.

Ancora oggi molto spesso chi usa psicofarmaci viene identificato in quelle povere persone. E’ evidente pertanto che chi vuole curarsi non intende assolutamente assomigliare neppure in minima parte a quelle immagini e tende a diffidare dei farmaci!

Fortunatamente negli anni sono state sintetizzati numerosi farmaci CHE NON HANNO ASSOLUTAMENTE ALCUN EFFETTO DI SEDAZIONE o di rallentamento. Sono inoltre molto sicuri, spesso sono decisamente meno pericolosi e danno molti meno problemi di altri farmaci di uso comune.

Certo, effetti collaterali dei farmaci ve ne possono essere e ogni persona risponde in modo specifico al farmaco. Tuttavia la gran parte dei pazienti che assume terapie antidepressive non dimostra alcun segno esteriore di tale assunzione. In poche parole NESSUNO SI ACCORGE CHE STANNO PRENDENDO FARMACI ANTIDEPRESSIVI!

Purtroppo il pregiudizio sui farmaci antidepressivi, che sono psicofarmaci ma non certo del tipo che viene temuto dall’inconscio collettivo, tiene lontane molte persone da una cura specifica della depressione, CAUSANDO SOFFERENZE INUTILI. ritardando la terapia e rendendo piu’ difficile la guarigione. Non raramente mi sento dire dopo una terapia efficace: “Dottore, se l’avessi saputo non avrei aspettato tanto a curarmi!”

Pertanto un consiglio spassionato: non abbiate inutili timori. Se soffrite di stati d’animo depressivi chiedete al vostro medico se e’ opportuna una terapia specifica! Non ve ne pentirete!!
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12/10/2012 21:15
 
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Adesso ho una terapia con farmaci: cosa devo fare?

Bene, finalmente si e’ effettuata la visita dallo specialista psichiatra!

Soprattutto se e’ stata la prima volta o si e’ molto emotivi (e soprattutto se sono vere entrambe le cose!) ci si puo’ sentire un po’ spaesati: si e’ detto e si e’ sentito tante cose, si ha il timore di non avere capito bene, di non essersi spiegati bene e di aver tralasciato cose importanti. I sentimenti provati dopo una vista di questo tipo possono naturalmente essere diversi da persona a persona: “il medico mi avra’ capito bene? era competente o meno? “ Potra’ essere risultato distratto od attento, simpatico ed accogliente o freddo e distante. Dipende certo dal medico ma dipende anche dallo stato d’animo del paziente. Comunque alla fine si e’ usciti, spesso, con tra le mani l’ambita ricetta sulla quale e’ trascritta la terapia che avra’ il compito di ridare l’agognata serenita’.

Molti pazienti mi confessano che il loro sentimento prevalente e’ quello della perplessita’: “Come possono qualche pillola e qualche goccia riuscire a togliermi di dosso questo stato d’animo di angoscia e di tristezza profonda, questa perdita di entusiasmo e di interesse per tutto, questa profonda stanchezza e fiacca?” Bene: non e’ questo il luogo dove poter spiegare la distorsione dei meccanismi della funzione cerebrale che sono alla base della patologia depressiva, per altro ancora soggetti a studi intensi. Basti dire che,come gia’ spiegato in altra parte di questo sito, la vera depressione non e’ solo “male di vivere” ma una vera e propria patologia con conseguente alterazione della funzione “del morale” e che quindi i farmaci hanno la funzione di ripristinare uno stato di “naturale funzionamento” del cervello.

I farmaci: funzionano? Si chiedono i pazienti. Gli studi scientifici dicono di si’, nella gran maggioranza dei casi. Ma su di me? Spiace dire una banalita’ ma questa volta e’ necessario: l’unica maniera per saperlo e’ provarli, con fiducia ed attenzione!

E’ infatti opportuno trovare un bravo medico ma e’ anche altrettanto importante SAPERSI CURARE! Queste sono alcune delle regole d’oro per curarsi con efficacia:

Le medicine devono ASSOLUTAMENTE essere assunte nelle quantita’ e nei tempi indicati. Se ci sono dei dubbi, anche su un solo farmaco o su una sola somministrazione, chiedere sempre chiarimenti. A volte i farmaci di una terapia svolgono una specie di funzione equilibrante tra loro: aumentare o diminuire arbitrariamente anche solo uno dei farmaci prescritti puo’ creare dei problemi o rendere inefficace la cura. Uno degli errori che piu’ di frequente mi capita di osservare e’ la sospensione di un antidepressivo assunto di sera, scambiato per un sonnifero: ” l’ho sospeso perche’ credevo fosse un sonnifero, io dormivo ormai gia’ senza farmaco...”!
La cura e’ studiata per ottenere benefici, non per creare problemi. Tuttavia a volte inizialmente possono insorgere alcuni effetti collaterali. Certo possono essere fastidiosi ma non sono mai gravi ed irreversibili. Solitamente i farmaci sono consigliati inizialmente in dosi basse o bassissime, da aumentare progressivamente. Questo per permettere una migliore tolleranza da parte dell’organismo. E’ importate non scoraggiarsi alla prima insorgenza di un effetto collaterale, sopportando qualche iniziale disagio. Nel dubbio, PRIMA DI SOSPENDERE OGNI TERAPIA, e per eliminare disturbi forse causati dalla cura e’ meglio contattare il medico prescrittore.
La guarigione dell’episodio depressivo e’ la regola, non l’eccezione. Purtroppo si puo’ ottenere solo dopo qualche tempo dall’inizio della cura e non subito. Sui libri di testo si dice che la depressione comincia a rispondere alla terapia dopo 2/4 settimane; a volte pero’ l’efficacia non si evidenzia prima di 8 settimane. E’ importantissimo pertanto PROSEGUIRE LA TERAPIA ANCHE IN CASO DI PRESUNTA INEFFICACIA, fino al giudizio specialistico.
Anche la migliore terapia puo’ avere bisogno di una messa a punto progressiva al fine di far scomparire eventuali disagi (anche banali, quali insonnia od un po’ di sonnolenza) e di migliorarne l’efficacia. Nelle viste successive o tramite telefonate si potra’ modificare i dosaggi fino ad ottimizzarne la resa. Solitamente ai pazienti io mi paragono ad un sarto: anche il migliore deve, prima di cucire l’abito, metterlo in prova e sistemarne eventuali difetti, visto che ogni persona ha delle caratteristiche fisiche diverse ed asimmetrie. Cosi’ ogni persona ha diversa risposta al farmaco, ma non solo: ANCHE LA STESSA PERSONA IN STATI D’ANIMO DIEVERSI PUO’ AVERE DIVERSE RISPOSTE ALLO STESSO FARMACO. Ad esempio una terapia che inizialmente era appena sufficiente a trattare l’insonnia puo’ diventare dopo qualche giorno eccessivamente sedativa in seguito al miglioramento della depressione. Ecco perche’ e’ fondamentale collaborare costantemente per la correzione dei farmaci e dei dosaggi.
L’obiettivo nella cura della depressione, oltre alla guarigione dell’episodio in atto, e’ soprattutto evitare che si ripresenti. E’ quindi necessario PROSEGUIRE LE TERAPIE OLTRE ALLO STRETTO PEPRIODO DI RISOLUZIONE DELL’ EPISODIO, discutendone l’opportunita’ della sospensione con lo specialista. Non esiste infatti un temine preciso delle terapie, variando da situazione a situazione, da persona a persona. Inoltre assumere le terapia a lungo NON significa PER SEMPRE!
Mai comunque sospendere le medicine tutte ed improvvisamente. Se vi trovate per qualsiasi motivo sprovvisti e’ meglio ridurne la quantita’, magari dimezzando le dosi, piuttosto che fare la terapia piena e poi interromperla da un giorno all’altro.
Se la prima cura non funziona, anche se assunta correttamente in quanto dosi e tempo, non scoraggiatevi! Purtroppo una certa percentuale di persone NON RISPONDE alla prima cura, INDIPENDENTEMETNE DALLA GRAVITA’ DELLA DEPRESSIONE E DALLA BONTA’ DEL FARMACO. Insomma non dipende ne’ dalla vostra malattia ne’ dalla bravura o meno del medico. Lo specialista in psichiatria e’ abituato ad affrontare tali situazioni e sara’ in grado di impostare una nuova strategia terapeutica. In qualche caso potra’ essere necessario arrivare ad associazioni di antidepressivi, modificati piu’ volte, per ottenere la guarigione. E’ certamente una situazione difficile, sia per chi soffre sia per i familiari, MA NON ESISTONO SCORCIATOIE PER GUARIRE: l’unica e’ quella di insistere e NON RASSEGNARSI. Le vere depressioni resistenti ai farmaci sono effettivamente molto rare!
Comunque non spaventatevi, fortunatamente nella grande maggioranza dei casi le terapie sono ottimamente tollerate e funzionano bene gia’ dopo qualche settimana, altrimenti anche il lavoro di psichiatra sarebbe davvero difficile! Invece e’pieno di soddisfazioni e non e’ raro che i pazienti, soprattutto quelli che manifestano timori nell’assunzione dei farmaci, mi dicano dopo i primi miglioramenti :” Se l’avessi saputo prima mi sarei evitato tante sofferenze”!
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Informazioni per i familiari

Se è indubbio che una malattia come la Depressione sia una esperienza dolorosissima per chi la subisce e’ certo anche per i familiari si tratta di una dura prova da superare.

Al dolore di vedere una persona amata soffrire psicologicamente in modo rilevante si aggiunge la frustrazione di non sapere come poterla aiutare, di non avere mezzi e modi per potersi rendere utile. Spesso la frustrazione di non riuscire capire come essere di utilita’ e’ davvero molto forte e, alla lunga, causa a sua volta di malessere psicologico.

Purtroppo, come abbiamo gia’ sottolineato in altre parti di questo sito, la Depressione, la vera Depressione, e’ una malattia vera e propria. L’umore, lo stato d’animo di chi ne soffre non e’ pertanto modificabile sostanzialmente con parole ed atteggiamenti dei familiari. Cio’ e’ vero soprattutto nelle fasi acute della malattia, quando la depressione e’ piu’ severa. Mentre magari quando il paziente comincia a migliorare qualche cosa si puo’ fare.

Pertanto, nelle fasi iniziali, l’impotenza per i familiari ed amici e’ grande.

Intanto e’ importante COSA NON DIRE. E’ normale avere la tentazione di “scuotere” il depresso, magari con forti insistenze e sollecitazioni eccessive. Sento quasi sempre frasi rivolte al paziente di questo tipo: “Devi farti forza, non ti stai aiutando, ti lasci andare, sei privo di volonta’!! Esci, stai in compagnia, smetti di compiangerti” Con l’unico risultato di avvilire ancora di piu’ il paziente, che gia’ si sente in colpa per non riuscire a fare nulla ed aggiungendo a demoralizzazione ulteriore sfiducia. Il paziente infatti non si sente compreso, si sente solo umiliato ed ancora piu’ oppresso dalla colpa. Oppure, peggio ancora:”Butta via tutte quelle medicine, non servono a nulla. Devi farcela con la tua sola forza di volontà’. Anche Tizio e Caio avevano la depressione, ce l’hanno fatta da soli!”

COSA E’ MEGLIO DIRE: “Certo, puo’ essere un brutto periodo, ma noi ti stiamo vicino e ti capiamo. Sappiamo che non dipende dalla tua volonta’ e che non riesci a fare a meno di sentirti cosi’. Ma e’ un periodo che, con cure e pazienza, passera’. Vedrai che guarirai e tornerai ad avere voglia di fare le cose ed ad apprezzare al vita”. Non aspettatevi che il paziente migliori o che sia in grado di credervi. Certamente vi sara’ grato e riconoscente.

Quindi aiutare il paziente ad accettare la malattia e soprattutto ad accettare le cure, i colloqui ed i farmaci, per non avvilirlo ulteriormente e fargli superare il periodo di latenza delle terapie. Spesso i farmaci infatti non agiscono se non dopo 20 od anche 30 giorni. Oppure a volte e’ necessario cambiare una terapia inizialmente poco efficace o che comporta qualche effetto collaterale sgradevole.

COSA FARE: purtroppo all’inizio della patologia, soprattutto se grave, ci sono poche cose da fare. Stare vicino alla persona sofferente e’ comunque importante. Anche la vostra semplice presenza, sopportando l’angoscia di una persona depressa e’ pero’ gia’ molto. Poi, man mano che migliora, e’ opportuno stimolarla con impegni progressivi ed alla sua portata, evitando stress eccessivi. E’ per esempio controproducente imporre impegni sociali troppo gravosi (ad es. feste o addirittura lavoro) a chi fatica anche ad uscire di casa!

Insomma non vi sono regole precise ma solo atteggiamenti e stimolazioni che variano. Non solo da persona a persona ma anche in base all’andamento della malattia in ogni paziente. Basatevi sulla vostra sensibilità’ ed eventualmente chiedete al terapeuta.

FONDAMENTALE: evitate assolutamente che una persona depressa prenda decisioni importanti di vita nel periodo di malattia, quali licenziamenti, vendite di immobili ecc. Spesso confonde i problemi di vita con la malattia e puo’ mettere in atto decisioni delle quali puo’ pentirsi amaramente una volta guarito!
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Le telefonate al medico: importanti come la visita
Finita la visita si inzia la terapia. Tutto bene, almeno pare, anche se i miglioramenti tardano ad arrivare. O provo delle cose "strane" e non so se si tratta di disagi normali che devo sopportare o fatti inusuali. Se leggo il "bugiardino" c'e' da tremare: c'e' scritto tutto ed il contrario di tutto. Serve solo ad aumentare la confusione!
La tentazione di telefonare al dottore e' forte, pur nel timore di disturbare il medico.

In che occasione è opportuno telefonare al dottore?
Mi piacerebbe poter dire che è sempre meglio telefonare in ogni caso. Questo e' vero in linea di massima. Cerchiamo pero' di farlo in modo ragionato e non in base al primo impulso, al primo dubbio, alla prima ansia.

Terapia Familiare
La terapia familiare è una tecnica di trattamento psicologico dei disturbi e dei problemi della famiglia e della coppia.
Durante il corso della sua storia una famiglia o una coppia va incontro a numerose prove quotidiane dovute spesso alla complessità di alcune tappe di vita fisiologiche:
nascita di un figlio
inserimento a scuola
problematiche preoccupazioni connesse all’adolescenza
uscita di casa dei figli
vecchiaia dei genitori
alcuni lutti importanti e significativi per l’equilibrio delle relazioni familiari
separazione dei genitori, nell’ottica del mantenimento della funzione genitoriale
bullismo
disturbi alimentari
disturbi di personalità
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Terapia Familiare
La terapia familiare è una tecnica di trattamento psicologico dei disturbi e dei problemi della famiglia e della coppia.
Durante il corso della sua storia una famiglia o una coppia va incontro a numerose prove quotidiane dovute spesso alla complessità di alcune tappe di vita fisiologiche:
nascita di un figlio
inserimento a scuola
problematiche preoccupazioni connesse all’adolescenza
uscita di casa dei figli
vecchiaia dei genitori
alcuni lutti importanti e significativi per l’equilibrio delle relazioni familiari
separazione dei genitori, nell’ottica del mantenimento della funzione genitoriale
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Sesso: Maschile
12/10/2012 21:20
 
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dal sito;CurareLaDepressione.it

Autore:

Dott. Marco Cicotti
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo

Laureato in Psicologia, Specialista in Psicoterapia e Specialista in Sessuologia.

Consulenza psicologiche, Psicoterapie Individuali, Trattamento delle problematiche di coppia, familiari ed individuali.
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Post: 36.157
Sesso: Femminile
12/10/2012 21:37
 
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proprio oggi una mia amica mi ha chiamata per dirmi che ha accompagnato al pronto soccorso il marito proprio per questa brutta malattia :(






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- Prendi un piatto e tiralo a terra.
- Fatto.
- Si è rotto?
- Si.
- Adesso chiedigli scusa.
- Scusa.
- È tornato come prima?
- No.
- Adesso capisci?



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