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in cosa crediamo o non crediamo

Ultimo Aggiornamento: 14/02/2013 14:07
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Sesso: Femminile
09/02/2013 08:52
 
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Quotando me stessa.
dolcimartini, 22/01/2013 10:42:


La religione, diceva un famoso filosofo dell'ottocento, è l'oppio dei popoli. Credo che sia nell'uomo, insita, la necessità di credere in qualcosa di divino, in qualcosa che dia un senso al percorso della vita ed un significato alla fine della stessa.
Un pò come affermare che ognuno di noi, ha bisogno di credere in qualcosa.

E, ad ognuno, la propria fede, in piena consapevolezza e scelta e non mera o soltanto sterile eredità dell'ambiente in cui siamo cresciute.

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Leggendo, rubando i pensieri per farne nascere degli altri, riflettendo sul senso della vita e del nostro agire, sulle scelte, i condizionamenti o solo le inconsapevoli eredità che ci lascia il prossimo nostro, più intimo e vicino a noi, mi piace riportare, condividere con voi, il seguente brano, senza nessuna intenzione di polemizzare....

"......Forse non te l’ho mai detto, ma i primi cinque anni di scuola li ho fatti dalle suore, all’istituto del Sacro Cuore. Questo, credimi, non è stato un danno da poco per la mia mente già così ballerina. Nell’ingresso del collegio le suore tenevano allestito un presepio, per tutta la durata dell’anno.
C’era Gesù nella sua capanna, con il padre, la madre, il bue e l’asinello e tutto intorno monti e dirupi di cartapesta popolati soltanto da un gregge di pecorelle. Ogni pecorella era un’allieva e, a seconda, del suo comportamento, durante il giorno, veniva allontanata o avvicinata dalla capanna di Gesù.
Tutte le mattine prima di andare in classe passavamo lì davanti e passando eravamo costrette a guardare la nostra posizione. Dal lato opposto alla capanna c’era un burrone profondissimo ed era lì che stavano le più cattive, con due zampette già sospese nel vuoto. Dai sei ai dieci anni ho vissuto condizionata dai passi che faceva il mio agnellino.
Ed è inutile che ti dica che non si è quasi mai mosso dal ciglio del dirupo. Dentro di me, con tutta la volontà, cercavo di rispettare i comandamenti che mi erano stati insegnati. Lo facevo per quel naturale senso di conformismo che hanno i bambini, ma non soltanto per quello : ero davvero convinta che bisognasse essere buoni, non mentire, non essere vanitosi. Nonostante ciò ero sempre in procinto di cadere. Perché? Per cose da nulla. Quando in lacrime andavo dalla madre superiora a chiedere la ragione di quell’ennesimo spostamento, lei mi rispondeva : “ Perché ieri in testa avevi un fiocco troppo grande……, perché uscendo da scuola una tua compagna ti ha sentito canticchiare…. Perché non ti sei lavata le mani prima di andare a tavola “.

Capisci? Ancora una volta le mie colpe erano esteriori, uguali identiche a quelle che mi imputava mia madre. Ciò che veniva insegnato non era la coerenza ma il conformismo…..

….Chissà quante persone sensibili e intelligenti, si sono allontanate per sempre dalle questioni dello spirito grazie ad episodi come questo…… "


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