Lanzarote, la magica isola dei vulcani

Una bellezza e un fascino da scoprire per intero, chilometro dopo chilometro

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I mari e i vulcani di Lanzarote

Chi è già stato a Lanzarote lo sa bene: la sua chiave di lettura si trova nella parola "contrasto". Contrasto tra le spiagge dorate e il nero delle rocce vulcaniche, contrasto tra holiday resort tipicamente internazionali e paesini dove il tempo sembra essersi fermato, contrasto tra una natura ancora vergine e la mano dell'uomo che spesso, non sempre purtroppo, è riuscita ad accentuarne il fascino.
Lanzarote, la più orientale delle Isole Canarie, si trova a un centinaio di chilometri dalla costa africana, all'altezza delle regioni meridionali del Marocco, e ha un clima temperato con inverni tiepidi e estati mai afose.

Gli insediamenti turistici si articolano intono a tre località, Playa Blanca (nel sud), Puerto del Carmen (la più antica, che dal vecchio villaggio di pescatori si è gradualmente estesa per chilometri di costa fino all'aeroporto) e Costa Teguise, a nord della capitale Arrecife, la più "socialite" con il campo da golf (una sfida quotidiana in un'isola priva di risorse idriche) e il Gran Melia Salinas, il primo hotel a cinque stelle dell'isola. Non a caso proprio a Costa Teguise Re Hussein di Giordania costruì una splendida villa che, donata alla sua morte allo Stato spagnolo, ha ospitato negli anni scorsi le vacanze del primo ministro Zapatero.

Nelle aree di queste tre località si trova di tutto: alberghi, villaggi turistici, appartamenti e bungalow in affitto, supermercati e negozi, bar e ristoranti, discoteche e spiagge attrezzate. I servizi sono tanti e tali che per il turista diventa forte tentazione di non muoversi più. Ma sarebbe un peccato capitale, perché Lanzorote merita di essere visitata tutta, la sua bellezza va scoperta chilometro dopo chilometro. Benché siano disponibili numerosi tour organizzati, per visitare l'isola suggeriamo di noleggiare un'auto (i prezzi sono contenuti e partono da circa 25 euro/giorno a chilometraggio illimitato) e di muoversi in autonomia. Solo così si potranno vivere sensazioni dimenticate, nella solitudine dei piccoli paesi senza tempo, dove quello dei venti alisei è l'unico rumore a spezzare una quiete quasi innaturale.

Per potersi permettere queste soste e queste scoperte è opportuno dedicare almeno due giorni alla visita dell'interno, uno per il Sud e l'altro per Il Nord dell'isola, che nonostante sia lunga poco più di 60 km presenta forti differenziazioni. Il Sud è dominato dal Parque Nacional de Timanfaya, la zona forse più suggestiva di Lanzarote: 51 kmq ricoperti di lava, la cui bellezza naturale spinse Stanley Kubrick a utilizzarla come set per alcune scene del suo "2001, Odissea nello spazio".

Crateri e aree eruttive si visitano grazie a percorsi guidati, a piedi, in pullman o a dorso di cammello. Nel Parco sorge un ristorante (El Diablo) collocato sulla cima della Montaña de Fuego, che oltre allo splendido panorama, offre carni grigliate al calore stesso del vulcano. Il ristorante è stato ideato da Cesar Manrique, poliedrico artista lanzaroteño scomparso nel 1992, che, raggiunto il successo internazionale, tornò nella sua isola dedicandosi a preservarla e ad abbellirla. Sempre nel Sud sono soste obbligate El Golfo, con la sua spiaggia nera, le scogliere rosse modellate dal vento e la laguna dalle acque verde smeraldo in un cratere spento; la vecchia salina di Janubio, suggestivo sito di archeologia pre-industriale; la spiaggia di Famara, dominata dalla scogliera omonima e battuta dalle onde dell'Atlantico, paradiso per i surfisti, e La Geria.

Quest'ultima è la zona vinicola dell'isola: ogni vite, per resistere al vento e preservare la scarsa umidità, è collocata sul fondo di una buca scavata nel "picón" lavico: l'effetto è quello di un paesaggio lunare, una nera superficie punteggiata da migliaia di piccoli crateri. Poco oltre La Geria, merita una visita la Fundación Manrique, museo di arte moderna ospitato nella straordinaria casa che Cesar Manrique si costruì sfruttando alcune grotte naturali della lava.


Al Nord, a fianco dell'antica capitale Teguise, da non perdere il Mirador del Rio, un vertiginoso balcone panoramico sull'alto di una scogliera che un tempo ospitava una postazione militare (guardando attentamente si possono ancora notare le piazzole per l'artiglieria) e che garantisce una vista mozzafiato sull'isoletta della Graciosa, sull'arcipelago Chinijo e sull'oceano. Poco distanti si trovano la Cueva de los Verdes, una grotta vulcanica dagli incredibili effetti cromatici percorribile per quasi due chilometri, e Los Jameos de Agua, costruito intorno a una laguna sotterranea comunicante con il mare, che ospita una specie unica al mondo di granchi albini.
Rientrando verso Arrecife si incontra El Jardin de Cactus, anch'esso "disegnato" da Manrique: un vero e proprio paradiso delle piante grasse, con oltre 1000 varietà di cactus.

Per chiudere, un suggerimento a chi desidera provare l'autentica cucina canaria senza formalizzarsi sull'ambiente, andando oltre le salse locali (mojo rojo e verde) e le "papas arrugadas" che si trovano ovunque: Casa Gregorio a Uga. La domenica, infatti, questo ristorante senza pretese, dall'arredo che definire basico è eufemistico, mette in lista i piatti della tradizione cucinati come "in famiglia": il puchero (bollito di carni e verdure miste), il sancocho, a base di pesce (cernia soprattutto) salato, il cabrito (capretto) en adobo, e i tollos (trancetti di squalo seccati al sole in umido).