La Suprema Corte: "Le eccessive cure e attenzioni ritardavano lo sviluppo del bambino"
13:05 - Troppe attenzioni, si sa, possono nuocere ai figli. Lo sanno bene una mamma e un nonno di Ferrara, nei confronti dei quali la Cassazione ha confermato la condanna a un anno e 4 mesi di reclusione per aver "ritardato lo sviluppo del bimbo con eccessive cure e attenzioni". Nel dettaglio, per la Suprema Corte "l'iperprotezione e l'ipercura costituiscono reato di maltrattamenti". All'epoca dei fatti il bambino non aveva ancora compiuto sei anni.
Senza successo, dunque, la signora Elisa G., mamma del bimbo, e il nonno materno, Giggetto G., hanno protestato in Cassazione contro la condanna per maltrattamenti inflittagli dal gup del tribunale di Ferrara nel 2007 e poi confermata anche dalla Corte di Appello di Bologna.
A loro avviso tutte le cure delle quali circondavano il bambino non poteva essere equiparate al comportamento di chi veramente usa violenza nei confronti dei minori o li manda per strada a chiedere l'elemosina. Tra l'altro, secondo la loro ricostruzione dei fatti, il bimbo stava benissimo e non si era mai sentito una "vittima".
In sostanza, stando alla linea difensiva di Elisa e Giggetto ''gli atteggiamenti di iperprotezione o di ipercura, lungi dal costituire i maltrattamenti, integrano la ripetizione di condotte che nascono come positive e certo ispirate da intenzioni lodevoli, salvo poi riverberare effetti negativi su chi tali condotte subisce a causa della loro eccessiva e patologica esasperazione''. Per questo, con il ricorso ai supremi giudici, si chiedeva l'assoluzione di mamma e nonno.
Ma la Suprema Corte - con la sentenza 36503 - ha bocciato il reclamo sostenendo che è possibile che ''inizialmente la diade 'madre-nonno' possa avere agito in buona fede, sia pur secondo una falsa coscienza, nella scelta delle metodiche educative e nella accurata attenzione ad impedire contatti di ogni tipo al bambino, isolandolo nelle sicure 'mura domestiche''', in seguito hanno sbagliato nel perseverare dopo che c'erano stati ''ripetuti sinergici interventi correttivi di una pluralita' di esperti''.
Era stato il padre del bambino, separato dalla madre, ha lanciare l'allarme per la situazione nella quale viveva suo figlio con la mamma e il nonno. Il bambino, infatti, era stato "educato" a respingere e rifiutare anche i contatti con la figura paterna. A causa degli atteggiamenti di mamma e nonno che tendevano a trattare il bambino come se fosse più piccolo dell'età che aveva, il bambino aveva anche difficoltà a camminare.
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