"L’albero delle lattine" di Anne Tyler

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rosarossa79
00martedì 30 marzo 2010 12:50


"Le cose che Joan Pike possedeva in questo mondo potevano essere contenute in due valige, senza nemmeno riempirle. Le stava mettendo dentro, una a una; piegava le gonne a metà e le appoggiava con cura sul fondo della grande valigia di pelle che i genitori di suo padre avevano dato al figlio quando era partito per un concorso cinquant’anni prima. La sua valigia, più nuova e lucida, era già sul pavimento, riempita e chiusa a chiave. Aveva lasciato fuori una grande borsa di paglia, che era difficile da mettere in valigia e poteva contenere invece tutto quello di cui avrebbe potuto avere bisogno durante il viaggio in corriera. Era sul pavimento, e dall’interno sporgeva un angolo della busta con il biglietto del Greyhound che aveva comprato quella mattina, dopo avere passato tutta la notte del mercoledì ad arrotolare tra le dita l’orlo del lenzuolo pensando a cosa fare. Era andata a prenderlo in città con la bicicletta di Simon, e al ritorno l’aveva tenuto nascosto sotto la camicetta bianca. Nessuno sapeva che se ne andava..." (Anne Tyler “L’albero dedde lattine”)

Vincitrice del Premio Pulitzer per la Narrativa nel 1989 con il romanzo “Lezioni di respiro” (dal quale c’è davvero da imparare) e scrittrice prediletta da Nick Horby che ha affermato “quando esce un suo romanzo bisogna lasciar perdere tutto e comprarlo subito. E naturalmente leggerlo”, Anne Tyler è tornata nelle librerie con la sua ultima opera ”L’albero delle lattine” proprio in questi giorni. “L’albero delle lattine” è un inno alla vita che passa attraverso l’idea della morte scritto con quell’eleganza propria della sua autrice che è come se sussurrasse le parole nell’orecchio del lettore. C’è molto dell’idea del ricordo di Proust in queste pagine che sottolineano spesso e volentieri quanto solo un piccolo particolare possa risvegliare emozioni, dolori e ricordi, ma anche continuare a far vivere: l’idea di eternità è nella memoria. Meraviglioso il personaggio del piccolo Simon che è capace, puntando i piedi, di trascinare fuori da un labirinto di compassione i grandi: è lui che li salva. La Tyler ancora una volta stupisce per la sua grazia, e quelle lattine attaccate ad un albero spoglio che suonano al soffio del vento diventano musica.
Recensione di Sandra Martone, 25 marzo 2010
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