[Racconto]Quel sibilo che ancora non conoscevo

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rosarossa79
00domenica 8 febbraio 2009 21:44
Medusa
Sono quasi sulla punta dei piedi, le braccia stese sopra la testa, le mani legate, con una robusta corda, ad un gancio sul soffitto.
La stanza è in penombra, soltanto la luce fioca di una piccola lampada la illumina in parte, dando una maggiore intensità alla ombre che disegna; lo stereo diffonde una musica appropriata. Lui è assorto, non solleva gli occhi per quelli che sembrano lunghissimi periodi di tempo.
Le braccia cominciano a dolermi, poi l'intero corpo, e infine dico "Non ce la faccio più, davvero… Ti prego, fammi sdraiare…". Mi lancia un'occhiata di sfida, esce dalla stanza, torna con un bavaglio, una benda e dice in tono garbato ma deciso: "Non devi vedere nulla amore, potrai solo immaginare, voglio che tu non possa parlare, ma solo gemere". Mi ficca in bocca il bavaglio e lo lega strettamente dietro la nuca, altrettanto fa con la benda sui miei occhi.
Sento un sapore strano, la gola si secca, il buio m'impaurisce.

Passano alcuni minuti e non sento più alcun rumore. Ho paura. Mille domande nella mia mente. "Cosa sta facendo? Mi sta osservando? E' andato via?". Inizio a tremare e piangere, ma le mie lacrime non scendono, inzuppano la benda.

Il silenzio, che mi è parso durasse un'eternità, è ora rotto da un sibilo. Non conoscevo ancora quel suono, il suono della nuova frusta.

- Già, la nuova frusta… Due giorni fa, siamo andati in un negozio africano, un po' per curiosare, un po' per trovare qualche oggetto carino per la casa. Stavo scegliendo una collana quando d'un tratto Lui mi chiama… "Vieni a vedere cosa c'è qui, ho visto qualcosa di molto interessante". Lo raggiungo, mi stava sorridendo e guardando con uno sguardo particolare, eccitato. In uno scaffale in basso, vi erano delle lunghe fruste e dei frustini da equitazione di diverse misure. Non ci siamo detti nulla, l'intesa ha fatto sì che entrambi scegliessimo la stessa colorazione nera sia per la frusta che per i due frustini che abbiamo acquistato. Era eccitante e nel contempo divertente, recarci poi alla cassa, con quegli oggetti, insieme ad alcuni monili che avevamo preso.-

Il primo colpo di frusta colpisce il mio seno già dolorante per le corde con le quali me lo aveva ben stretto. Bruciore, dolore, fuoco che mi pervade. So che a breve ne arriverà un altro e un altro ancora…
Cerco di non ascoltare quei sibili, vorrei che mi parlasse ma non lo fa .Giro la testa all'indietro nel tentativo di distrarmi dalle ondate di dolore che mi percorrono le membra e per capire dal suo respiro, dove si trovasse Lui, e quindi quale parte di me avrebbe colpito con la prossima frustata.
Dieci, quindici, venticinque, cinquanta ed ancora…Non riesco più a contarle… Ogni parte del mio corpo è segnata, dolorante… Si ferma… E' finita… No… Un altro sibilo, ben diverso da quello precedente… E' uno dei due frustini…
Inizio a desiderare che il mio corpo diventi insensibile, ma non accade nulla di simile, fa soltanto male e ancora più male finché gemiti soffocati passano attraverso il bavaglio, che mi arriva fino in gola e mi tiene la lingua piatta.
Lui si avvicina, mi parla, mi rassicura, mi accarezza dolcemente e poi mi masturba violentemente.
Cominciano a sgorgare incomprensibili lacrime dalla benda ormai inzuppata che mi toglie, ma solo per qualche istante. Lo vedo finalmente, cerco il suo sguardo…
Lui mi guarda con aria inquisitoria, lascia la stanza per tornare con il flacone di olio, acquistato insieme al supermercato, che normalmente uso cospargermi dopo la doccia.
Comincia a massaggiarmi le parti colpite: il seno, la schiena, il culo…
Il mio cervello è completamente bloccato dagli spasmi dei muscoli, sto lottando per respirare dal naso che è intasato dal muco del pianto. Con un lento, insistente, ritmico movimento circolare sparge l'olio sul mio ventre, sul sesso.
Smette di massaggiarmi, mi allarga le gambe, tendendo ancora di più i muscoli. L'eccitazione si fonde con il terrore, vorrei trattenere l'urlo che istintivamente mi sale alla gola, ma non riesco… Grido, ma è un suono soffocato dal bavaglio.
Lui sembra affascinato. Le sue dita sono scivolose, intrise d'olio, ed il mio grido si trasforma nei suoni che emetto quando sto per godere.... si ferma, esce dalla stanza per ritornarvi con in mano alcuni dildo e due candele che accende immediatamente.

Inizia ad accarezzarmi, prima delicatamente e poi stringendo sempre più forte la mia carne ormai già martoriata, sapendo che impazzisco quando mi stringe così, mi fa sentire ancora più sua.
Il corpo mi duole, non sento più le braccia, vorrei stendermi, vorrei che mi prendesse…invece mi tende le gambe ancora di più per inserire un bastone tra una caviglia e l'altra.
Mi rimette la benda sugli occhi… Capisco che non è ancora finita. Riprovo la sensazione di smarrimento, paura… Una parte di me vorrebbe che fosse finito tutto, mi sento esausta, ma l'altra parte non desidera che ciò accada, vuole che Lui continui. Mi conosce bene, e per questo mi ha rimesso la benda.
Sento dei rumori, dei movimenti e mi chiedo cosa accadrà ora…
Un'enorme dildo mi penetra prepotentemente e viene ben saldato al bastone che mi separa le gambe… Non è sicuramente uno di quelli che aveva in mano, questo deve essere alto come un paletto… non posso muovermi…
Dopo qualche istante di dolore sento l'eccitazione che sale sempre più. Rimango lì immobile, senza fiatare, e mi sto chiedendo cosa stia preparando ancora, ma non riesco a finire di pormi la domanda che un'ondata calda cola sui miei seni… E' la calda cera delle candele.
All'inizio è attenuata dalla patina di olio che mi ammorbidisce e profuma la pelle, ma le successive gocce le sento nel loro completo calore, un bruciore che mi sale fino alla testa.
Non riesco più a capire cosa stia accadendo, il mio cervello è in fiamme e l'unica cosa che desidero è godere. Sento che questo prossimo orgasmo sarà più forte di molti altri, mi sento grondare tra le gambe e protendo il mio bacino in avanti, impalandomi ancora di più. Lui continua con la cera che ormai ha ricoperto gran parte dei miei seni e mi fissa, lo so, lo sento...

Mi ritrovo a chiedermi come possa il dolore essere così eccitante.
Normalmente non sopporto alcun tipo di dolore, ma quando è lui a farmi male, la differenza tra dolore e piacere svanisce, ed essi diventano le facce della stessa medaglia: sensazioni diverse per qualità, ma uguali nel risultato, ugualmente intense, ed altrettanto capaci di eccitarmi.
Poiché il dolore viene sempre e solo come preludio al piacere, all'orgasmo, con un rapporto di causa ed effetto, diventa tanto desiderato, tanto sensuale, tanto necessario all'atto amoroso quanto l'essere accarezzata.

Un sussulto mi scuote all'improvviso: le sue dita entrano dietro, le spinge in fondo. Tento di aprire maggiormente le gambe per farle entrare di più e i muscoli mi causano dolore, ma niente può risparmiarmi dal farlo.
Si avvicina e si appoggia a me, sento il suo membro meravigliosamente duro che si strofina sulla mia pelle. Un immenso calore mi avvolge, mi sento presa e posseduta. Spinge le dita così a fondo e così violentemente che il calore e il movimento mi fanno perdere il controllo.
Voglio gridare. Grido più forte che posso anche se le grida sono soffocate dal bavaglio… Godo… Un orgasmo violento… Vorrei lasciarmi andare, ma le mie braccia sono quasi paralizzate, non sento più le mani, e tutto questo mi fa rimanere in uno stato di eccitazione, in una realtà alterata e stravolta, in cui le percezioni dei miei sensi sono lontane ed incomprensibili.
Toglie il dildo, mi slega mani e caviglie, mi fa inginocchiare e mi prende da dietro, selvaggiamente, tirandomi i capelli e mordendomi la schiena già segnata dalla frusta… Un altro orgasmo, ancora più violento, mi percuote e mi sento inondata…Sta godendo insieme a me… Siamo un tutt'uno, un solo orgasmo, un solo liquido, un solo corpo…
Esausto, rimane su di me per qualche attimo, poi mi sdraia sul letto, mi slega i seni ormai violacei, mi toglie delicatamente la cera, mi accarezza tutto il corpo e mi sfiora delicatamente il volto.
Mi bacia dolcemente.
Un attimo prima di addormentarci esausti, felici, appagati e abbracciati così forte da essere un solo corpo, sussurra: "Domani dovrai metterti un abito accollato, amore".
Sa che non lo farò…
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