Credete nel destino?

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danila555
00martedì 18 ottobre 2011 21:09
Secondo voi, quando nasciamo, abbiamo un destino predeterminato o abbiamo il libero arbitrio?

Secondo Gabriella Campioni (Il tuo medico interiore), la vita è una scuola in cui è predestinato ciò che dobbiamo imparare, mentre al nostro libero arbitrio è lasciato il metodo con cui impararlo.
Quindi uno può apprendere scegliendo come, ma non può decidere cosa apprendere.

Voi che ne pensate?
Avete avuto qualche volta la sensazione che vi è capitato qualcosa perché "doveva" succedere?

rosarossa79
00mercoledì 19 ottobre 2011 07:07
credo abbiamo libero arbitrio
siamo noi a decidere il corso del nostro destino
cherubina_g
00mercoledì 19 ottobre 2011 09:02
Il destino.. certe volte quando vedo la vita più realisticamente penso che tutto dipenda da me, ma poi ci sono situazioni dove verifichi una serie di eventi che non dipendono dalla tua volontà e mi chiedo se è solo una casualità o se qualcuno ha deciso così per me, per esempio perdere un aereo, oppure una catena d'imprevisti non aspettati.
figurina
00giovedì 20 ottobre 2011 12:38


il destino è nostro e raramente ci sorride :)
rosarossa79
00giovedì 20 ottobre 2011 13:07
Un uomo coerente crede nel destino, un uomo capriccioso nel caso.

Benjamin Disraeli, Vivian Grey, 1826
danila555
00giovedì 20 ottobre 2011 18:11
A volte capita di dover prendere una decisione e non vediamo la strada che ci permetta di prendere quella giusta per noi, ragioniamo, ragioniamo ma non viene nulla.
Allora liberare la mente e pensare ad altre cose credo sia la cosa migliore da fare.
Spesso mi è capitato che la soluzione è arrivata da sola, senza pensarci e mi sono chiesta come mai non ci avessi pensato prima.
E vi garantisco che era la soluzione migliore.
Questo lasciarmi andare e lasciar andare le cose, senza resistenze, mi permette di vivere meglio.
Questo non significa che le mie decisioni le faccio prendere agli altri e quindi non mi assumo le mie responsabilità.
Significa semplicemente (almeno io la penso così) che tutti noi abbiamo una vocina interiore che "sa" cosa è meglio per noi.
E se continuiamo a ragionare, ragionare, ragionare, impediamo a quella vocina di farsi sentire.
cherubina_g
00venerdì 21 ottobre 2011 13:48
ottima osservazione Danila, però non ti è mai capitato di trovarti davanti a situazioni dove a catena succedono una serie di eventi che tu non puoi modificare e che non volevi assolutamente andassero così? Dove sei lì e dici... si vede che era destino?
danila555
00venerdì 21 ottobre 2011 16:55
Re:
cherubina_g, 21/10/2011 13.48:

ottima osservazione Danila, però non ti è mai capitato di trovarti davanti a situazioni dove a catena succedono una serie di eventi che tu non puoi modificare e che non volevi assolutamente andassero così? Dove sei lì e dici... si vede che era destino?



Sugli eventi che non puoi modificare non puoi farci nulla. Tu puoi modificare solo quelli che dipendono da te.
In queste situazioni non conviene ragionarci sopra, tanto una ragione non c'è o, se c'è, sfugge alla nostra comprensione.
Comunque se stai lì ore e ore a pensarci, cosa cambia?
Gli eventi succedono lo stesso indipendentemente dalla tua volontà.
Nei casi estremi di terremoti, violenze... certamente nessuno vorrebbe che succedano, ma non dipende dalla nostra volontà.
Nel nostro piccolo possiamo prendere le nostre piccole decisioni, quelle dettate dal cuore o dalla vocina di cui parlavo, ma se le cose non dipendono da noi... non possiamo farci nulla.

Io comunque non credo nel destino come fatalità, credo che ognuno di noi abbia un compito da svolgere su questa terra.


cherubina_g
00venerdì 21 ottobre 2011 19:23
Bisogna quindi fare un distinguo tra le azioni che sono direttamente dipendenti dalla nostra ragione e fenomeni naturali o soprannaturali. personalmente penso che esiste una sorta di percorso che noi percorriamo sicuramente per una ragione, si verificano eventi che dobbiamo necessariamente affrontare, ma spesso l'istinto ci guida verso quella strada che dista dalla ragione e allora mi chiedo sono proprio io a compiere questi passi? o una forza a me esterna mi spinge verso quella meta? Secondo me è giusto interrogarsi su queste cose, anche se sembrano banali e senza senso, non possiamo ricondurre tutto solo alla ragione come un insieme di azioni logiche che scatenano conseguenze. C'è sempre un dettaglio che sfugge al controllo umano, chiamalo fato, chiamalo Dio, chiamalo destino, oppure madrenatura. Noi dobbiamo metterci del nostro e poi il resto seguirà il corso che dovrà seguire.
rosarossa79
00sabato 22 ottobre 2011 19:02
credo anche io che dobbiamo metterci del nostro..
ad esempio se io cambiassi alcuni miei atteggiamenti il mio destino sarebbe diverso,lo so
danila555
00sabato 22 ottobre 2011 19:21
Altre volte potremmo anche chiederci:" Cosa ho fatto, come mi sono comportato,quali pensieri ho avuto per far sì che questo capitasse?"
Che cosa dice alla mia anima questo evento?
Che lezione mi vuol dare?
Di che cosa mi vuol parlare?
Se noi riuscissimo a guardare l'evento, anche negativo, come insegnamento, ed accettarlo come tale al quale non possiamo "ora" dare una spiegazione, sicuramente in un futuro vicino o lontano, rivedendo nella nostra mente quell'evento, ci salterà agli occhi le vere motivazioni.
rosarossa79
00sabato 22 ottobre 2011 19:46
sai danila sarebbe davvero bello che un evento fosse da insegnamento ma spesso rifacciamo le stesse cose come se quell'evento non ci avesse insegnato nulla
danila555
00sabato 22 ottobre 2011 20:21
Re:
rosarossa79, 22/10/2011 19.46:

sai danila sarebbe davvero bello che un evento fosse da insegnamento ma spesso rifacciamo le stesse cose come se quell'evento non ci avesse insegnato nulla




Certamente è così perché non abbiamo la consapevolezza di guardare l'evento senza farci coinvolgere emotivamente, ma siccome l'evento ci ferisce e ci fa soffrire ci "avvolgiamo" di questa sofferenza per non cambiare.
Tutti sappiamo la resistenza che il nostro inconscio fa al cambiamento; preferiamo, anche soffrendo, rimanere come siamo in ciò che illusoriamente consideriamo la nostra sicurezza.
danila555
00sabato 22 ottobre 2011 20:37
Vi racconto una storiella che ho letto da qualche parte.


Un povero contadino cinese aveva un solo cavallo per lavorare la terra.
Un giorno il cavallo scappò dal recinto.
Saputo ciò, i vicini andarono dal contadino per manifestargli il loro dispiacere per la grave perdita e, alle loro manifestazioni, il contadino sorridendo rispose: "Non si sa mai cosa vuole il destino".
Dopo qualche giorno, il cavallo fuggito ritornò dal contadino portandosi appresso altri cavalli selvatici.
Saputo ciò, i vicino andarono a congratularsi con il contadino per la fortuna avuta.
Dopo qualche giorno il figlio unico, che aiutava il padre nella conduzione del podere, cercando di addomesticare i cavalli, cadde da uno di essi e si ruppe una gamba.
I vicini, saputolo, andarono di nuovo a manifestare il loro dispiacere allo "sfortunato" padre chiedendogli: "Come farai adesso senza l'aiuto di tuo figlio?"
Al che il contadino rispose:"Chissà cosa vuole il destino?".
Alcuni giorni dopo le guardie imperiali cinesi passarono per i vari villaggi per arruolare nell'esercito cinese tutti gli uomini in grado di combattere e non arruolarono il figlio del contadino perché aveva la gamba rotta.

Io penso che ciò che apparentemente può sembrarci una disgrazia, non sempre lo è.
rosarossa79
00martedì 25 ottobre 2011 19:03
inizio a pensarla come te
esprit24
00giovedì 3 novembre 2011 14:49
Re:
danila555, 22/10/2011 20.37:

Vi racconto una storiella che ho letto da qualche parte.


Un povero contadino cinese aveva un solo cavallo per lavorare la terra.
Un giorno il cavallo scappò dal recinto.
Saputo ciò, i vicini andarono dal contadino per manifestargli il loro dispiacere per la grave perdita e, alle loro manifestazioni, il contadino sorridendo rispose: "Non si sa mai cosa vuole il destino".
Dopo qualche giorno, il cavallo fuggito ritornò dal contadino portandosi appresso altri cavalli selvatici.
Saputo ciò, i vicino andarono a congratularsi con il contadino per la fortuna avuta.
Dopo qualche giorno il figlio unico, che aiutava il padre nella conduzione del podere, cercando di addomesticare i cavalli, cadde da uno di essi e si ruppe una gamba.
I vicini, saputolo, andarono di nuovo a manifestare il loro dispiacere allo "sfortunato" padre chiedendogli: "Come farai adesso senza l'aiuto di tuo figlio?"
Al che il contadino rispose:"Chissà cosa vuole il destino?".
Alcuni giorni dopo le guardie imperiali cinesi passarono per i vari villaggi per arruolare nell'esercito cinese tutti gli uomini in grado di combattere e non arruolarono il figlio del contadino perché aveva la gamba rotta.

Io penso che ciò che apparentemente può sembrarci una disgrazia, non sempre lo è.




mmm osti..io non ho un cavallo ma una moglie.. [SM=g8862] non è che questa me ne esce da casa e mi ritorni con altre due donne? [SM=g1838314] [SM=g1882349]

rosarossa79
00giovedì 3 novembre 2011 15:35
quello che scrivi tu e' utopia non destino [SM=g9361]
esprit24
00giovedì 3 novembre 2011 15:58
mannaggia che sfiga [SM=g9361]
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