Dialogo nel buio

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cherubina_g
00mercoledì 20 gennaio 2010 18:07
dialogo nel buio

di Giangiacomo Schiavi
Corriere della Sera
Data 09-05-2009

Dialogo nel Buio, 200 mila visitatori

Dentro un lungo sentiero dove non filtra la luce, a Milano, c'è un posto che insegna a guardare col cuore. Si entra con la guida che batte il bastone in avanti e poi si è avvolti in un buio che aiuta a vedere trappole e insidie con gli occhi di un altro, di qualcuno più sfortunato di noi, che ogni giorno deve scalare una montagna per arrivare dove gli altri arrivano senza fatica.
Non è facile incamminarsi verso un percorso che sembra un campo minato e scoprire che questa è anche la nostra città, coi semafori senza cicalino, le scale mobili che non funzionano, i marciapiedi senza scivoli per le carrozzine, le strisce pedonali dove le auto non si fermano. Ma sapere che in poco più di quattro anni oltre duecentomila persone hanno fatto la fila all'Istituto dei ciechi, in via Vivaio, per condividere questo progetto educativo, è una buona notizia: vuol dire che ci sono tanti cittadini e tanti giovani che non si rassegnano al cinismo dell'indifferenza, accettano la sfida della diversità e sono pronti a darsi una mano per uscire dalle tenebre delle nostre piccole e grandi inciviltà. «Dialogo nel buio», questo è il titolo del percorso, rappresenta una scommessa vinta da Milano: ha insegnato a tanta gente a vedere anche dove spesso non si vuole guardare. Senza fermarsi alle apparenze, ai lifting e alla superficie, lasciando spazio alle paure, alle ansie, alle emozioni e alle piccole gioie, la mostra resa permanente dalla generosità di qualche illuminato sponsor è un'utile lezione per riscoprire l'arte della semplicità e ritrovare nel silenzio una dimensione più umana. Chiedeva proprio questo Guido Vergani, l'ispiratore dell'allestimento all'Istituto dei Ciechi: «Nella società delle immagini, il buio ci può aiutare a capire meglio la realtà». E un altro entusiasta sostenitore del progetto, Candido Cannavò, si era schierato subito con i diversi, coi più sfortunati, andandoli a trovare in giro per l'Italia allo scopo di mostrare a tutti il loro coraggio e la loro umanità: e li chiamano disabili...
Non ci sono più oggi questi due campioni del giornalismo dalla parte della gente, oggi che il traguardo dei duecentomila visitatori di «Dialogo nel buio» li avrebbe riempiti d'orgoglio. Ma saranno idealmente insieme al Palazzo delle Stelline, questa mattina, dove un gruppo di amici rilancerà un'idea tanto cara a Cannavo: il giornale delle buone notizie. Si può vedere un po' di luce anche nel buio che dobbiamo attraversare ogni giorno: non c'è solo la cronaca del male, non ci sono soltanto vite sbagliate da raccontare. Bisogna guardare oltre certe barriere: ci può essere una città più umana.

cherubina_g
00mercoledì 20 gennaio 2010 18:08
vorrei provare quest'esperienza, a volte non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo noi vedenti.
)Elettra(
00mercoledì 20 gennaio 2010 18:09
Ne avevo sentito parlare. Mi sembra una buona iniziativa. C'e' poca sensibilita' verso chi ha dei problemi che gli impediscono di vivere "normale".
Spero che questo aiuti a sensibilizzare molte persone.
_Mamu_
00mercoledì 20 gennaio 2010 18:13
Che bellissima iniziativa! La sensibilizzazione è il primo passo per una crescita comune, per un approccio maturo e arricchente sia per i cosiddetti normodotati che per i cosiddetti disabili.
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