E giusto permettere di rifarsi una vita?

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_Stellamarina_
00venerdì 15 aprile 2011 12:00
Tra poco usciranno di galera Erika e Omar i ragazzi che anni fa uccisero la mamma e il fratellino dodicenne di lei, massacrandoli a coltellate. Erano ragazzini si, ma giudicati sani di mente e ora dopo pochi anni di galera saranno fuori a ricominciare la loro vita. Secondo voi è giusto? E giusto che dopo avere tolto la vita ad una persona in maniera così brutale un criminale possa rifarsi una vita?


www.grandinotizie.com/daz/1035.htm
rosarossa79
00venerdì 15 aprile 2011 20:32
istintivamente direi che chi si arroga il dirittto di togliere una voìita non credo si meriti di rifarsi una vita
forse sbaglio. bu
(SissiM)
00venerdì 15 aprile 2011 20:58
Tutto sta ad intendersi sul significato del carcere. Se è la discarica della società, il posto dove si mettono i rifiuti, allora hai ragione tu, e dovrebbero starci per sempre.
In Italia il carcere invece dovrebbe essere un luogo di rieducazione, tanto più per i giovanissimi. A quanto ne so, sia Erika che Omar sono stati seguiti dagli psicologi durante questi anni. E penso che a questo punto una chance per dimostrare che sono cambiati la meritino.
cherubina_g
00venerdì 15 aprile 2011 21:59
hanno sbagliato, erano nel pieno delle facoltà e hanno ucciso. Hanno scontato una pena ora giustamente dovranno ricominciare. Non è semplice e il fardello di un omicidio peserà sempre sulla loro coscienza. Il carcere dovrebbe essere rieducativo e a questo punto penso sia giusto reinserirli nella società, gradualmente, sta a loro essere forti e dimostrare che hanno capito l'errore commesso per vivere una vita nella legalità.
MondoGrace
00sabato 16 aprile 2011 08:09
Qualcuno ci ha lasciato questa frase " Chi e' senza peccato scagli la prima pietra" e lo diceva quando per un niente ti condannavano alla lapidazione....
cherubina_g
00sabato 16 aprile 2011 15:11
perchè poi alla fine non siamo nessuno per poter giudicare o condannare.
_Stellamarina_
00sabato 16 aprile 2011 17:14
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Tutti abbiamo peccati. Ma non tutti sono di omicidio.
Comunque credo anche io che hanno bisogno di ricrearsi un futuro, il carcere serve da rieducazione e riabilitazione. A mio avviso credo che si a stato poco, comunque dovrebbero continuare a essere seguiti da psicologi.
(SissiM)
00domenica 17 aprile 2011 11:52
Quello che rode è me è tutt'altro. Mi brucia la condanna dei manager della Thyssen. Per colpa loro sono morte sette persone, ed anche in un modo atroce. Miracolosamente è arrivata una sentenza di primo grado, e la pena più pesante è stata di APPENA 16 anni. Finchè la condanna non sarà definitiva non faranno nemmeno un giorno di carcere. Sicuramente faranno ricorso al secondo grado. E se intanto anche il Senato approva la prescrizione breve, visto che sono incensurati, la faranno tutti franca.
Questo mi sdegna davvero!
_Stellamarina_
00domenica 17 aprile 2011 14:24
Perfettamente daccordo con te Sissi.... e mentre loro sono in giro con le loro belle macchine, quei poveri disgraziato sono morti bruciaati vivi e i loro familiari sono ancora li a Costoro meritano di rifarsi una vita ?
(SissiM)
00mercoledì 20 aprile 2011 19:36
Re:
_Stellamarina_, 17/04/2011 14.24:


Costoro meritano di rifarsi una vita ?




Se pagassero il loro debito con la giustizia, si...
temo però che non succederà
(SissiM)
00mercoledì 20 aprile 2011 19:38
Questa notizia mi sembra in tema
«Uccise mia figlia, è libera:
giusto, deve rifarsi una vita»
Dopo 7 anni Elisabetta Ballarin va all'università. «Ho sempre pensato che fosse stata plagiata»

SOMMA LOMBARDO (Varese) - Si può sopravvivere al dolore di una figlia morta ammazzata a 25 anni e aprire anche la porta di casa propria a colei che quella figlia ti ha trucidato? Silvio Pezzotta, padre di Mariangela, una delle vittime della Bestie di Satana fece questa promessa anni fa a Elisabetta Ballarin, la ragazzina condannata a 23 anni di carcere proprio per l'omicidio di Mariangela. Incrociandola in un corridoio del tribunale di Busto Arsizio le disse: «Quando avrai pagato il conto con la giustizia, la porta di casa mia per te è aperta». Adesso è arrivato forse il momento di mettere alla prova quelle parole perché Elisabetta, dopo appena 7 anni di carcere ha ottenuto il permesso di lasciare la cella quattro giorni la settimana per frequentare l'università a Brescia (da ottobre, ma la notizia è stata tenuta riservata).

Silvio Pezzotta, se le ricorda quelle parole? «Certo che me le ricordo: e siccome ho una faccia sola, sono pronto a ripeterle. Se Elisabetta ha scontato la sua colpa, io non ce l'ho certo con lei». Di solito la libertà anticipata di un omicida scatena reazioni di rancore, rabbia, di «chiudete la cella e buttate via la chiave». E non stiamo parlando di un delitto qualsiasi, ma di uno dei casi di cronaca nera più raccapriccianti degli ultimi anni: la sera del 29 gennaio 2004 Mariangela Pezzotta ricevette una telefonata da Andrea Volpe, il suo ex fidanzato, che con una scusa la invitò in uno chalet di Golasecca. Qui si trovò davanti lo stesso Volpe e la nuova compagna di lui, Elisabetta per l'appunto, allora appena diciottenne, che imbracciava un fucile.

Mariangela fu uccisa con un colpo di calibro 38 al volto da Volpe, poi lui e la Ballarin scavarono una fossa in giardino dove seppellirono la vittima. Ma Mariangela non era ancora morta e fu finita a colpi di badile sul volto. Pagò con la vita l'insensata e cieca crudeltà di un gruppo di ragazzi che si dicevano devoti al demonio, le Bestie di Satana, appunto. Indagando su quel delitto si scoprì che altri tre giovani erano stati assassinati per mano della setta e altre morti tutte avvenute nella zona del Basso Varesotto rimasero in dubbio. «Ma io sono sempre stato convinto che Elisabetta sia stata plagiata dagli altri: era una ragazzina fuori dal mondo - dice adesso il papà di Mariangela - e quella sera tragica agì come un automa, stordita dalla droga».


Silvio Pezzotta, il papà di Mariangela (Newpress)
Pezzotta era al corrente del fatto che da qualche tempo le porte del carcere per Elisabetta Ballarin si erano dischiuse. Ma è giusto che riguadagni una libertà seppur parziale dopo così poco tempo? «É giusto che Elisabetta si rifaccia una vita, è giusto che alla sua giovane età le venga data una seconda possibilità: so che frequenta l'università, che ha buoni voti e dunque è una cosa bellissima. Le auguro ogni bene». Ma dove si trova la forza per superare il dolore per una figlia uccisa e addirittura per aprire le braccia all'omicida? «Io lavoro in una casa di riposo per anziani non autosufficienti - risponde Pezzotta - e ogni tanto guido il minibus che accompagna i ragazzi disabili. Insomma, se mi guardo attorno scopro sempre qualcuno che nonostante tutto sta peggio di me. E allora quello che faccio mi sembra nient'altro che la reazione di una persona normale».

rosarossa79
00giovedì 21 aprile 2011 12:45
mmmm troppo buono questo signore
_Stellamarina_
00giovedì 21 aprile 2011 16:37
Io non riuscirei .... imprigionare e buttare via la chiave...
Raul2088
00venerdì 22 aprile 2011 08:53
mmh.. io non sono d'accordo.. ovvio
ma la giustizia italiana è così..
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