I nuovi vespri siciliani

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
cherubina_g
00martedì 17 gennaio 2012 22:18
Sicilia bloccata dal «Movimento dei Forconi»
CATANIA – Le avevano annunciate come le «Cinque giornate di Sicilia» i capipopolo di un appena nato «Movimento dei forconi», di gruppi spontanei e di una cordata chiamata «Forza d’urto», tutti alla testa di una vera e propria rivolta di autotrasportatori, agricoltori e pescatori, edili e disoccupati che stanno davvero paralizzando l’isola. Posti di blocco ovunque. Dagli accessi autostradali di Palermo e Catania al porto di Messina, dall’area del petrolchimico di Priolo al corteo che assedia Gela, fino alle manifestazioni che cingono Agrigento e Caltanissetta. Come Lentini, in provincia di Siracusa, dove un venditore ambulante di 32 anni ha accoltellato il «padroncino» di un camion, 25 giorni di prognosi per una ferita al volto.

STRAGE SFIORATA - E s’è rischiata la strage sui binari di Santa Flavia, a venti chilometri da Palermo, invasa da duecento pescatori di Porticello con mogli e figli. Tutti certi che il treno delle 11 proveniente da Messina avrebbe rallentato fermandosi davanti alla folla. Il macchinista è andato invece dritto per la sua meta che non prevedeva soste nella piccola stazione, forse diminuendo appena la velocità, mentre famiglie intere terrorizzate correvano per allontanarsi, riuscendo per miracolo a mettersi in salvo. Almeno questo dice il sindaco di Santa Flavia Antonio Napoli, furioso con le Ferrovie e non solo: «Avevo comunicato al prefetto e alle forze dell'ordine che ci sarebbe stata questa mattina la protesta dei pescatori sulla linea ferroviaria. Nonostante questo si è sfiorata la tragedia. Siamo esterrefatti da quello che è successo. Queste persone sono disperate perché, a causa di regolamenti comunitari, non riescono più a pescare. Il costo del gasolio poi è passato da 30 a 80 centesimi al litro in tre anni».

IL NUOVO VESPRO - In ogni angolo dell’isola echeggiano slogan durissimi. Perché, come succede sulla Palermo Sciacca all’altezza di San Cipirrello, sulla rotonda d’ingresso per Palermo o al casello di Catania-San Gregoprio, chiedono tutti meno tasse e più lavoro scrivendo frasi pesanti: «A morte questa classe politica, come si è fatto con i francesi, con il Vespro. A raccolta tutti i siciliani per liberare la Sicilia dalla schiavitù di questa classe politica». Appello sfociato nella richiesta di dimissioni del governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, come invoca Martino Morsello del Movimento dei Forconi: «Ha tradito i siciliani, li ha raggirati nelle precedenti elezioni avendo promesso loro la defiscalizzazione dei prodotti petroliferi e l’applicazione dello statuto siciliano...».

CORSA AI DISTRIBUTORI - È una mobilitazione che conquista soggetti nuovi alla battaglia politica, come succede a Rossella Accardo, tristemente famosa per la scomparsa nel 2008, forse per mano mafiosa, del figlio Stefano Martorana e dell’ex marito, da ieri in trincea alle porte di Palermo come portavoce del Movimento dei forconi mentre si sbraccia davanti ai blocchi: «È una rivoluzione pacifica e non vogliamo danneggiare i siciliani, ma fare capire a tutti che devono essere trovate soluzioni a questa crisi. Staremo qui notte e giorno fino a venerdì». Il movimento chiede soprattutto l’abbassamento delle accise sui carburanti «che pesano troppo sul trasporto delle merci penalizzando fortemente le nostre produzioni». Una lotta dura programmata per le «cinque giornate» cominciate lunedì 16. Forse sottovalutato al momento degli annunci, l’effetto di questo brusco esordio ha creato panico nei consumatori con una corsa al pieno di carburante, mentre i commercianti temono di non potere ricevere i rifornimenti necessari dai mercati.

Fonte: Corriere
cherubina_g
00martedì 17 gennaio 2012 22:19
_Mamu_
00venerdì 20 gennaio 2012 18:09
Si presume che lo sciopero prosegua anche la settimana prossima, la benzina scarseggia e anche nei supermercati inizia a scarseggiare la merce, alcuni punti cruciali della viabilità sono rallentati e i poli industriali inaccessibili.. Non ho seguito molto la tv questa settimana ma ho l'impressione che non se ne stia parlando vero?
cherubina_g
00venerdì 20 gennaio 2012 18:38
Re:
_Mamu_, 20/01/2012 18.09:

Si presume che lo sciopero prosegua anche la settimana prossima, la benzina scarseggia e anche nei supermercati inizia a scarseggiare la merce, alcuni punti cruciali della viabilità sono rallentati e i poli industriali inaccessibili.. Non ho seguito molto la tv questa settimana ma ho l'impressione che non se ne stia parlando vero?



La protesta i primi giorni è stata messa a tacere, io ne sono venuta a conoscenza dal sito de La Sicilia. Ieri sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo ha un po' bacchettato i media per questo triste episodio di omissione di notizia. I social network hanno dato voce alla protesta, così alcune trasmissioni televisive. Lo sciopero potrebbe riprendere in Calabria e forse anche in Sardegna. Credo che tutta Italia debba prendere esempio.

_Mamu_
00venerdì 20 gennaio 2012 21:05
Sono d'accordo sul fatto che ci sia da protestare e io ho sempre sostenuto che la comunità civile debba iniziare a capire che deve difendere, legalmente e con mezzi adeguati, i propri diritti in prima persona. Per impegni vari del momento non mi sono aggiornata tanto su questo movimento per cui sono titubante rispetto alla fonte e al cosa chiedono e rispetto alla loro reale identità, del resto è un movimento di nuova costituzione, però il silenzio mediatico è un pò vergognoso. E' anche vero che forse il momento delicato richiede calma da parte di tutti, infuocare gli animi, mandare tutto all'aria e non avere poi capacità ricostruttive sarebbe la catastrofe nella catastrofe.
_Mamu_
00sabato 21 gennaio 2012 16:24
Riporto un articolo che mi è piaciuto molto:

Vi prego, non chiamatela rivoluzione…

21 gennaio 2012

Ci sono momenti in cui il popolo sceglie di cambiare la Storia, di stravolgere il corso di un destino che appare scontato, immutabile, pesante. Momenti in cui le difficoltà e la stanchezza di un individuo si uniscono a quelle di un altro e di altri ancora, trasformandosi in rabbia e in forza collettiva che distrugge sistemi vecchi, consuetudini logoranti, mentalità opprimenti. Ne abbiamo avuto un esempio recente, con la Primavera araba che ha decretato la fine (almeno per il momento) di regimi che sembravano immortali, eterni, ma che in realtà erano giganti di argilla plasmati e nutriti da alleati “esterni”. E qui il discorso si potrebbe allargare, comprendendo anche un ragionamento sulla tenuta di questi movimenti rivoluzionari. Ma è un tema diverso da quello che voglio affrontare qui. In questi ultimi giorni il web è stato invaso dal racconto di quel che è accaduto e sta accadendo in Sicilia. Una protesta che ha messo in ginocchio l’isola, i “Forconi” che hanno occupato svincoli stradali e autostradali, zone commerciali e industriali, porti. Una protesta dura che ha creato disagi e, soprattutto, ha annebbiato la vista e i pensieri di molti miei conterranei.

Da siciliano che ama la propria terra ho subito cercato di capire cosa ci fosse in questo improvviso impeto di rivendicazioni, in questo repentino e inatteso “risveglio”. Ho sentito gente parlare di rivolta, di “rivoluzione siciliana”, di nuovi Vespri, ho ascoltato le parole dei leader di questo variegato movimento, le loro parole, ho approfondito le origini di questi nuovi capipopolo di un popolo che non è mai esistito. Ho provato amarezza e un aspro senso di vergogna, ho dovuto trattenere i pugni e il vomito di fronte allo scempio che la mia terra, ancora una volta è costretta a subire. A ciò si è unita la sconsolata constatazione di come, nel 2012, si debba assistere all’oltraggio della parola rivoluzione e del suo significato. In Sicilia non c’è alcuna rivoluzione, ma un atto di forza arrogante e violento, portato avanti da alcune categorie che difendono interessi corporativi. Non è un movimento popolare, non nasce dalla gente, da una condivisione sorta dal confronto e maturata con il dibattito. Non propone alternative, non individua cause e responsabili precisi.

Ci sono solo dei leader che hanno più di uno scheletro nell’armadio, persone che hanno passati politici imbarazzanti, persone che hanno fatto parte fino a poco tempo fa dello stesso sistema di potere di cui adesso si lamentano, capipopolo locali che hanno contiguità con ambienti discutibili. E il popolo? Non esiste, non c’è mai stato un popolo siciliano, non c’è mai stata una direttrice unitaria tra Catania e Palermo, tra Siracusa e Agrigento, tra Ragusa, Messina, Trapani, Enna, Caltanissetta. Nulla. Solo fiammate represse nel sangue, una storia drammatica, fatta di oppressioni e spopolamento, che ha molti responsabili, non solo dentro l’isola ma anche nelle aree a nord del Paese. Non si è mai formato un popolo e si vede. E questi capi attuali cosa chiedono? Cosa reclamano oltre alla tutela degli interessi particolari delle proprie categorie? Niente, né lavoro per i giovani, né diritti, né misure a tutela dell’ambiente, né investimenti sociali e culturali volti ad arginare la povertà.

E soprattutto nessuna parola contro chi frena davvero lo sviluppo di questa magnifica regione. Cinque lettere: mafia. Su questo si tace. Forse perché in una parte di questo movimento si mischia quella sostanza putrida che ha marchiato molti anni del ‘900 siciliano, quel miscuglio letale e maleodorante tra mafia e forze di estrema destra, su cui gravano sospetti più che fondati relativamente a eccidi, stragi, tentati colpi di Stato e omicidi eccellenti. Portella delle Ginestre, il golpe Borghese, l’omicidio Spampinato: la Storia, qualcosa che spesso ritorna, si fa sentire in questa terra fatta in maggioranza di gente onesta, piena di dignità, speranza, forza. Un popolo non popolo che però non si arrende anche se è sfiduciato, ferito. Così avviene che il malcontento per gli scippi che continua a subire finisca per drogare la coscienza e il pensiero di alcuni (pochi in realtà), che si sono fatti andar bene anche questa farsa, questo carnevale tragico, pur di sfogare la propria rabbia. Sprovveduti? Qualcuno. Inconsapevoli? Qualche altro.

E il resto? Il resto si è turato il naso, fingendo di non sapere con chi ha scelto di condividere la protesta. Eccoli i protagonisti: Mariano Ferro, ex Forza Italia ed ex Mpa, Giuseppe Richichi, leader degli autotrasportatori con una storia di rapporti stretti con la politica e in particolare con il centrodestra, Domenico Morsello, che è stato candidato con una lista legata a Raffaele Lombardo e ora partecipa al movimento guidato dall’”incorruttibile” Scilipoti. E poi ancora i legami tra i Forconi e Forza d’Urto con Forza Nuova, da cui è arrivato l’appoggio tramite il segretario catanese Bonanno che Morsello ha “ricambiato” nominando referenti per Calabria, Puglia e Lazio tre esponenti del partito neofascista. Per non parlare della simpatia espressa dalla Lega a cui alcuni membri dei Forconi hanno risposto positivamente. Come si fa a non sapere da che parte si sceglie di stare? Le categorie che protestano per delle ragioni concrete (vedi i pescatori, i piccoli agricoltori, alcuni gruppi di operai) come fanno ad accettare il qualunquismo dei compagni di protesta e gli atteggiamenti intimidatori e violenti attuati in diversi presìdi? E soprattutto, come mai queste categorie non hanno invaso le piazze quando c’era in carica il governo Berlusconi, tra i protagonisti del massacro dell’economia siciliana?

La puzza di marcio è forte così come è concreta l’idea che dietro tutto questo ci sia un disegno di ambienti politici identificabili per rendere ancora più precario l’equilibrio in una Sicilia in cui la politica è morta anni fa, in cui c’è una sinistra che non riesce a distinguersi, che partecipa al sistema clientelare oppure dorme un sonno profondo di rassegnazione putrefatta. Lo dimostra la singolare coincidenza che questo movimento si è formato proprio dopo la rottura tra Lombardo e il Pdl in Regione. Un caso? Probabilmente no. Qualcuno ha scelto la via “popolare” per destabilizzare il potere a vantaggio di un altro. La sostituzione di poteri: una sequenza macabra e insopportabile che scandisce la storia della Sicilia, specialmente in questi ultimi anni. Lotta tra faide, con metodi e scenari che variano, ma che hanno sempre la stessa logica alle spalle e, alla base, una tremenda debolezza della buona politica, figlia dell’assenza di una classe dirigente degna. Mossa reazionaria, dunque, non lotta rivoluzionaria. Per questo fa rabbrividire ciò che si legge e si sente dire sull’argomento.

A tutti coloro che in rete o per strada parlano di “un movimento che, al di là delle ambiguità, serve a smuovere le cose”, voglio rispondere con una serie di domande: siete contenti che la nostra amata terra, di cui vi siete improvvisamente riscoperti fieri dopo averla ignorata per anni, oggi sappia esprimere solo un movimento senza idee, ambiguo e che utilizza spesso l’intimidazione e la violenza per coinvolgere la gente? Siete fieri di avere tra i vostri combattivi capipopolo gente che per anni ha partecipato al banchetto della politica che oggi in maniera generica e confusa contesta? E voi che scrivete sulle vostre pagine facebook, che parlate, parlate, parlate…dove eravate quando nelle diverse realtà locali siciliane si combattevano le battaglie per difendere il territorio dall’assalto di predoni dell’industria del gas o del petrolio? Magari eravate con la controparte e urlavate “meglio morire di fumo che di fame”? Perché non siete scesi in piazza quando l‘Italia intera ignorava e umiliava i morti di Giampilieri prima e di Saponara poi? Dove quando Ferrovie dello Stato tagliava il treno notte e ci estrometteva dal Paese? E dove eravate quando gli uomini migliori che la Sicilia ha espresso denunciavano e morivano di solitudine nella lotta contro la mafia, una lotta per liberare anche voi che dormivate?

E voi agricoltori (quelli onesti) che protestate, perché non denunciate chi sfrutta gli immigrati, sottopagandoli, costringendoli a condizioni di lavoro disumane e fottendovi così sui costi e sul prezzo? E soprattutto perché non occupate i mercati ortofrutticoli, a partire da Vittoria, e non puntate i forconi sui clan e sui boss che gestiscono l’intermediazione e vi costringono alla fame? Perché non smettete di scaricare la crisi sugli altri, giustificando le paghe in nero e lo sfruttamento dei lavoratori con la storiella delle difficoltà economiche? Vi conosco, vi conosco molto bene e so che non siete la mia gente, non siete la mia terra, ma ciò che la umilia, la violenta, la sfregia. Siete quelli che avete accettato e foraggiato il clientelismo, avete votato sulla base delle vostre convenienze, avete regalato la Sicilia a Berlusconi e Dell’Utri, con quel 61 a 0 che mi fece provare vergogna.

Da tutta questa protesta, fatta colpendo la vita quotidiana dei vostri stessi conterranei, avete fatto emergere finora solo una richiesta: meno tasse e fondi europei per il sostegno all’agricoltura. Magari i vostri leader hanno già deciso come sperperarli. Altro che rivoluzione. I rivoluzionari sanno amare, non minacciano il popolo che dicono di voler salvare. I rivoluzionari sarebbero andati nelle ville dorate e nei quartieri di mafia a stanare boss e colletti bianchi, senza paura, senza alcun tentennamento. Perché chi cambia la storia di un popolo non conosce paura. Ma voi non siete rivoluzionari e la Storia, per fortuna, vi ignora oggi e vi cancellerà domani.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org




cherubina_g
00martedì 24 gennaio 2012 10:59
certo che da quel che ho letto nell'articolo non posso dargli torto.. rivoluzione o no quello che serve alla sicilia, ma forse prima ancora a tutta la nazione è un cambiamento radicale con il passato e la forza e la voglia di andare avanti con legalità.
rosarossa79
00martedì 24 gennaio 2012 14:38
da ieri c'e anche qui lo sciopero..un macello per strada
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:34.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com