La mappa del destino

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rosarossa79
00lunedì 7 febbraio 2011 15:26
Glenn Cooper
Ormai lo scrittore americano Glenn Cooper, dopo i successi planetari di pubblico e di critica dei suoi due romanzi “La Biblioteca dei morti” e “Il libro delle anime” che ne è il fortunato sequel, può abbandonare la sua vera professione di archeologo e dedicarsi alla scrittura di romanzi di sicura presa immediata su un pubblico internazionale.

Ma i primi e veri amori non si dimenticano e così, in questo nuovo romanzo, Luc, il fascinoso protagonista, è proprio un archeologo franco-americano, uno scienziato professore a Bordeaux, rigorosamente single malgrado le numerose ammiratrici, con il cuore rimasto legato all’unica che abbia davvero amato, Sara, scienziata esperta in archeologia delle piante. La trama del libro è ovviamente complessa perché siamo trasportati continuamente in diverse epoche storiche: dal presente, nella regione del Périgord, dove sorge un’antica abbazia (di nuovo i monaci, questa volta benedettini) e dove in seguito ad un incendio viene rinvenuto un piccolo prezioso manoscritto, datato intorno al XIII o XIV secolo, scritto in codice, illustrato con immagini nitide e straordinarie, mai viste da occhio umano. Da qui parte la storia, che ci fa viaggiare nel passato preistorico, circa 30 mila anni fa, allorché un gruppo di uomini detti di Neanderthal scoprirono una serie di caverne, che divennero il loro rifugio, mentre uno strano intruglio, fatto di erbe combinate insieme dopo essere state mescolate e bollite, procurava una forma di eccitazione e di straniamento, di voglia di volare ma anche di improvvisa inaudita violenza. Il loro capo, impossessatosi dell’incredibile potere derivato dalla bevanda, dipinge in preda all’esaltazione creativa pitture straordinarie nelle caverne, riproducendo fedelmente i suoi sogni, le sue visioni dettate dalla droga ingerita. In realtà si tratta della combinazione dell’acido lisergico, un forte allucinogeno che procura longevità ma anche infertilità: insomma si vive molto a lungo ma non ci si riproduce. Questo segreto viene tramandato per secoli e le caverne di Ruac divengono nel corso del tempo un luogo misterioso dove avvengono stranissimi avvenimenti nel segreto, mantenuto dai suoi abitanti a costo di delitti, uccisioni, distruzioni. Bernardo di Chiaravalle, i Templari, Abelardo ed Eloisa, esploratori ottocenteschi, le guerre mondiali, i nazisti, i partigiani, tutta la storia viene attraversata alla luce del segreto dell’Acqua volante, fino a giungere ai nostri giorni. Gli eroi contemporanei, Luc e Sara, forniti dei mezzi di indagine più sofisticati, malgrado la determinazione dei servizi segreti francesi che vogliono distruggerli perché il segreto della droga a disposizione di tutti non venga divulgato, riusciranno ad uscire dalla complicatissima vicenda indenni. Sembra che sia tutto finito per il meglio, ma…..

Cooper è davvero bravo a tenere il lettore inchiodato alle sue pagine fino alla fine, con continui magistrali colpi di scena, sapendo unire con intelligenza la parte storica, ovviamente ben documentata, con un’invenzione romanzesca del tutto inverosimile, ma trattata in modo da sembrare quasi accettabile. Quasi quasi il mito della longevità, così inseguito dalla moderna farmacopea, ci convince che sia possibile vivere duecento anni in buona salute! Nella sua inesauribile fantasia l’archeologo ci consegna un passato lontanissimo che sembra a portata della nostra capacità di conoscenza, compiendo un’operazione utile; non solo un romanzo di intrattenimento leggero, dunque, ma un genere che si sta affermando proprio grazie alla capacità dello scrittore di essere un bravo divulgatore di scienze poco praticate. Aspettiamo il seguito!!!!

Recensione a cura di Elisabetta Bolondi

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