I medici, sempre più sotto stress,
si rifugiano in droga e alcol
ROMA - Medici sempre più stressati. La dedizione al lavoro e ai pazienti, la paura di commettere errori, i turni a volte massacranti li rendono vulnerabili. Fragili, cercano rifugio nell'alcol e nella droga. Si chiama dipendenza patologica professionale, una malattia pericolosa che, se non curata, può portare anche a soluzioni estreme. E spesso proprio i dottori non cercano aiuto e non si curano. Non è un caso che, in tutto il mondo, il tasso di suicidi tra i camici bianchi è due volte superiore a quello della popolazione generale tra gli uomini e addirittura quattro volte tra le donne. Numeri da brividi, che hanno origine proprio dalle dipendenze legate alla professione. «Secondo quanto registrato in Spagna, Paese molto simile a noi anche nel sistema sanitario, i medici che trovano rifugio nell'alcol, nelle droghe e nel gioco d'azzardo, sono circa il 12%. Di questi, l'8% ha problemi con l'alcol».
VULNERABILI I PIÙ BRAVI - A finire nel tunnel della dipendenza sono soprattutto i medici più bravi e stakanovisti. «A cadere nella trappola - spiega Mora - sono proprio i camici bianchi che dedicano tutta la lora vita al lavoro. Sempre pronti a correre in ospedale e sostenere turni massacranti». Professionisti «scoppiati» che iniziano a essere depressi e a rifugiarsi nell'alcol o nella droga o in entrambi. Per far fronte a questo tipo di problemi ci si dovrebbe rivolgere a strutture assistenziali pubbliche «alle quali il medico non può rivolgersi, perchè - spiega l'esperta - si ha paura di essere riconosciuti e di avere ripercussioni sulla carriera». Una vera emergenza che da noi sembra ignorata, ma non lo negli altri Paesi.
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Anche i medici sono essere umani, con le loro debolezze, e con i loro limiti, il problema è che questo mestiere non ti permette di sbagliare. Allora non si dovrebbe parlare solo di malasanità, ma di sfruttamento, un uomo non può reggere turni massacranti. La legge stessa stabilisce il diritto al riposo.