Le donne giraffa del popolo Padaung

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_Stellamarina_
00martedì 18 maggio 2010 19:24
Sono basse di statura. Camminano a piccoli passi, come se avessero le gambe bloccate dagli anelli che portano ai polpacci. Le mani si intravvedono appena, con i polsi sottili nascosti da un'infinità di bracciali d'argento. Ma è il lungo collo (25 centimetri), scintillante sotto il collare di cuoio, che cattura immediatamente l'attenzione. Le donne-giraffa vivono nei villaggi sulle sponde del lago Inle, famoso anche per i suoi pescatori che remano con un piede. Si possono incontrare al confine fra Thailandia e Birmania, là dove i tour operator offrono circuiti avventurosi. Uno strano safari. È come se, agli occhi dei turisti, queste "giraffe umane" rimpiazzassero gli animali selvaggi, ormai estinti. Ma com'è possibile che queste donne si prestino tanto facilmente a un simile sfruttamento? Ma, soprattutto, perché una donna diventa "giraffa", accettando di sottoporsi a un calvario che inizia nella più tenera età e toglie libertà di movimento? Basta, a ripagare di tanta sofferenza, la gioiosa consapevolezza di appartenere a una nobile minoranza? Già alla fine del secolo scorso alcuni etnologi inglesi sapevano dell'esistenza di queste donne. Le informazioni dell'epoca, però, sono discordi riguardo all'origine del collare, e ancora oggi mancano risposte certe. Secondo alcune fonti il collare costituiva una punizione per le adultere; secondo altre, serviva a proteggere le contadine dagli attacchi delle tigri assetate di sangue. Qualche studioso sostiene, invece, che gli uomini ricorressero agli anelli per rendere le proprie donne meno appetibili agli occhi di eventuali concorrenti. Oppure, al contrario, che le ornassero in questo modo per ostentare la propria ricchezza e ottenere così rispetto.

Si narra che i Nat, gli spiriti della tribù dei Karen, per punire gli insolenti quanto superficiali Padaung, aizzarono le tigri più feroci della foresta controre loro donne. Fu così che gli uomini vedendole morire una dopo l'altra, decisero di seguire i consigli di un vecchio saggio: forgiare dei grossi anelli d'oro con cui proteggere il collo, i polsi e le caviglie dai morsi dei felini. Da allora le donne - pur utilizzando un metallo meno prezioso - non abbandonarono più quell'usanza che si tramutò in simbolo di bellezza, seduzione e fedeltà. Da secoli il rito di iniziazione si ripete pressoché identico: all'età di 5 anni le bambine, che ovviamente non possono ancora scegliere autonomamente, vengono preparate per diventare delle donne giraffa. Durante una sorta di cerimonia che si svolge tra canti e danze, ad esse vengono applicate spirali di ottone alle braccia e alle caviglie e un collare di circa tre chili attorno al collo.
Ogni due anni viene aggiunto un anello. Per il peso delle spirali, non solo il collo inizia a deformarsi allungandosi fino a raggiungere un massimo di 25/30 cm, ma anche la cassa toracica tende ad abbassarsi.
I movimenti del collo racchiuso in questa morsa di una decina di chili, sono molto limitati e per favorire la circolazione sanguigna è obbligatorio un massaggio quotidiano alle braccia e alle gambe. Una volta che i muscoli si sono completamente atrofizzati, il collo non è più in grado di sorreggere il peso della testa tanto che se il collare venisse tolto, le donne morirebbero soffocate poiché la testa, cadendo in avanti, bloccherebbe la respirazione.
Le spire d'ottone inoltre, per l'abbondante sudorazione provocata dall'umidità tropicale, possono causare infezioni e tumefazioni alla pelle. Nelle giornate di sole è obbligatorio arrotolare un asciugamano al collare per impedire che i raggi arroventino l'ottone.
Non è una barbarie???
rosarossa79
00mercoledì 19 maggio 2010 19:06
mamma mia .. ma come si fa ? mi ha fatto impressione anche solo leggere
_Stellamarina_
00giovedì 20 maggio 2010 15:35
Culture....
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