Marsala

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rosarossa79
00mercoledì 25 novembre 2009 17:17
Il vino Marsala nasce nel XVIII secolo, esattamente nel 1770, grazie ad un commerciante inglese John Woodhouse, che trovò in Sicilia il territorio adatto dove poter ottenere un vino dal gusto deciso e pronunciato, uno stile che piaceva molto alla popolazione britannica dell'epoca.
Andò dapprima a Malaga, per apprendere i segreti del vino della zona, per poi riprodurne la lavorazione, secondo la "sua" ricetta in terra siciliana. Woodhouse partiva da una semplice constatazione: dapprima i Greci, e poi i Romani avevano scoperto le potenzialità dell'isola quale territorio ideale per la coltivazione della vite. Si trattava cosè di sfruttare in maniera intelligente le risorse locali, per poi far affermare il prodotto sul mercato internazionale.
In questo fu di aiuto la sua conoscenza con l'ammiraglio Nelson, che gli permise di diffondere il prodotto in Inghilterra, decidendo, al ritorno di un suo viaggio dall'Egitto, di caricare barili del nuovo vino siciliano al posto del solito rhum.
Anche Garibaldi rimase affascinato dal marsala abboccato che gli fu fatto assaggiare, ed acconsentì che fosse utilizzato il suo nome per riconoscerlo: nacque cosè il "Garibaldi dolce".
Dopo Woodhouse altre famiglie inglesi si occuparono della produzione e commercializzazione del marsala, come la Ingham e la Whitaker, fino a che, con la nascita della Florio, le case italiane diventarono protagoniste del mercato.
La base per ottenere il vino è ricavata da uve grillo, catarratto e inzolia, varietà a bacca bianca che sono sostituite, nella versione cosiddetta "Rubino" o "Ruby" da uve perricone, calabrese e nerello mascalese, di colore rosso. Una volta compiuta la fase della svinatura, l'uscita cioè del mosto dal tino, si procede ad una serie di travasi, per favorire il processo di ossidazione, che sta alla base dei profumi e del gusto tipico del marsala. Terminata questa operazione, avviene il processo più importante per la caratterizzazione del gusto: l'aggiunta della "concia", costituita da alcol, mosto concentrato, mosto cotto e caramellizzato in parte e mistella, un composto di mosto ed alcol. L'alcol serve a dare corpo e struttura al vino, il mosto concentrato ammorbidisce il gusto addolcendolo, mentre il mosto cotto, oltre a fornire colore, rende i profumi maggiormente aromatici. Infine la mistella serve a ravvivare il sapore, oltre che equlibrare in maniera precisa le componenti gustative. Dopo un periodo di salutare riposo, affinchè la concia abbia modo di agire nella maniera migliore, si passa poi all'aggiunta di vino marsala molto vecchio, dalla potente carica aromatica, che dà inizio alla fase di invecchiamento vera e propria.
Esistono vari tipi di marsala che si distinguono per le diverse caratteristiche: il colore, innanzitutto, che classifica il vino a seconda delle tonalità: dorate, ambrate e rubine. Lo zucchero che, in base al residuo classifica il marsala in secco, semisecco e dolce. Infine, il grado alcolico e le tecniche di produzione. Il più semplice è il tipo Fine, che ha 17° e un anno di invecchiamento. Si passa poi al Superiore, con 18° e due anni di invecchiamento e al Superiore Riserva, con gli anni di invecchiamento che diventano quattro.
La versione Vergine Soleras è quella che non prevede l'impiego di mosto cotto e l'invecchiamento con il metodo "Soleras", dal nome del sistema usato a Jerez per la produzione dello sherry. In pratica, si mettono cinque botti di capienza diversa, costruite con legni differenti, in verticale una sopra l'altra. Nel momento in cui si aggiunge del marsala ad invecchiare nella botte posta in sommità, parte del contenuto viene trasferito nella botte sottostante, e così si prosegue fino ad arrivare a quella posta al suolo ("solera", appunto), dove il vino tolto viene imbottigliato.descritto in precedenza, di almeno cinque anni. Esiste infine il Soleras Stravecchio, che ha un minimo di dieci anni di invecchiamento.
Non esiste più, e meno male, la dizione "marsala" per tutti quei prodotti aromatizzati: all'uovo, al caffè, al cioccolato, che certo non hanno aiutato le persone ad apprezzare pienamente le potenzialità di questo vino.
mangiarebene.com
_Stellamarina_
00mercoledì 25 novembre 2009 18:23
E' un opttimo vino da accompagnare al dessert... l'ho provato più di una volta in sicilia, accompagnata da favolosi biscotti .. credo si chiamassero "nzuddi".
Buono.
cherubina_g
00mercoledì 25 novembre 2009 18:28
preferisco lo zibibbo
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