salva uomo che tenta suicidio, rischia l'espulsione

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
cherubina_g
00mercoledì 19 agosto 2009 19:37

MILANO - La faccia ormai era blu, gli occhi gi­rati all’indietro, la bocca spalancata, Mohamed ha visto quell’uomo pen­zolare dall’impalcatura, là sotto il bal­cone del secondo piano. «Ho strappa­to la rete del cantiere e mi sono arram­picato», racconta questo ragazzo ma­rocchino, 23 anni, camminando nel cortile di un palazzo in via Inama, in Città Studi. È salito ed è riuscito a pog­giare un piede sul tubo del ponteggio e l’altro sulla facciata della casa, ha messo una spalla sotto il corpo del si­gnor Cesare che voleva suicidarsi e l’ha sollevato, allentando la stretta del cappio alla gola, pochi secondi do­po è arrivato un altro inquilino e ha tagliato la corda. A quel punto Mohamed ha rischiato di precipita­re e ammazzarsi con l’uomo che stava cercando di salvare. È riuscito a tener­si attaccato ai tubi, ha fatto scivolare il corpo dentro il balcone.

Poi è arriva­ta la polizia e Mohamed s’è guarda­to intorno, è stato un po’ lì ad aspetta­re, alla fine non s’è fatto più vedere. Perché lui è un irregolare e avrebbero dovuto denunciarlo per l’espulsione. Era il tardo pomeriggio del 12 agosto scorso. Mohamed indossa una camicia bianca e un paio di jeans, parla un ita­liano perfetto e sorride spesso, lavora e paga l’affitto di una casa popolare, tre anni fa ha «fatto una cazzata - di­ce - che rischia di mandare in malo­ra la fatica e i sacrifici di nove anni a Milano». Una sera, a Sesto San Gio­vanni, ha cercato di rubare un’auto e l’hanno arrestato, processato, condan­nato a 5 mesi e 10 giorni con la pena sospesa. A gennaio 2008, a causa di quella vicenda, non gli è stato rinno­vato il permesso. Ecco perché è un ir­regolare, perché quella sera s’è dovu­to allontanare, mentre i medici riani­mavano il signor Cesare, 55 anni, che il suicidio l’aveva tentato già altre vol­te e dopo essersi impiccato davvero aveva però provato ad attaccarsi di­speratamente a un tubo dell’impalca­tura per non morire. Senza aiuto non ce l’avrebbe fatta, «pochi secondi e sa­rebbe morto», hanno detto i medici. Venerdì scorso è uscito dal coma.

«Si tratta di provare a guardare gli uomini, anche questi nuovi italiani, tenendo conto della vita intera», ha scritto l’ Avvenire commentando que­sta storia. La «vita intera» di Moha­med comprende l’arrivo in Italia da «minore non accompagnato», le co­munità e l’inserimento sociale con i programmi del Comune, scuola di mattina e lavoro nel pomeriggio, il di­ploma da elettricista e un contratto a tempo indeterminato, i soldi mandati a casa e il volontariato alla fondazio­ne Fratelli di San Francesco. Oggi la sua «vita intera» è però attaccata al permesso di soggiorno che non viene rinnovato per quella condanna, an­che se «lo scorso 14 luglio ha ottenu­to la completa riabilitazione dal Tribu­nale di sorveglianza», come spiega l’avvocato Roberto Falessi, che lo assi­ste e insieme all’associazione Sos Rac­ket e Usura ha lanciato un appello a prefetto e questore perché il ragazzo ottenga il rinnovo del documento. La storia di Mohamed è anche riassunta in una relazione della poli­zia, che dopo una serie di indagini ha tracciato un profilo sicuramente «de­gno della riabilitazione». L’istinto, quello di salvare un uomo che s’è im­piccato, forse non vale punti per otte­nere un permesso di soggiorno. Un permesso che invece servirebbe a que­sto ragazzo. Non solo per il lavoro, ma per non doversi nascondere dopo aver aiutato qualcuno.



Gianni Santucci
18 agosto 2009(ultima modifica: 19 agosto 2009)

www.corriere.it


rosarossa79
00mercoledì 19 agosto 2009 21:02
[SM=g1882307]
basettun
00mercoledì 19 agosto 2009 23:05
CINICO: Il povero signor Cesare ci dovrà riprovare [SM=g10710]
cherubina_g
00venerdì 21 agosto 2009 18:33
«Mohamed è un eroe, resti in Italia»

Lettera-appello del figlio dell'uomo salvato: «Vogliamo aiutarlo, in pochi avrebbero fatto una cosa simile»

MILANO - Mohamed Haida è un eroe e deve poter restare in Italia. Umberto Protti, figlio di Cesare, l'uomo salvato il 12 agosto dal marocchino 22enne che ora rischia l'espulsione, ha deciso di scrivere una lettera-appello. Cesare, 55 anni, stava tentando di impiccarsi a un ponteggio del suo palazzo in via Inama, zona Città Studi: Mohamed, senza pensarci due volte, si arrampicato per tagliare la corda e salvare lo sconosciuto.

RICONOSCENTI A VITA - «Vorremmo fare qualcosa in prima persona per il ragazzo che ha salvato la vita a mio padre» scrive Umberto, coetaneo di Mohamed, anche a nome della madre. Questi non è in regola con il permesso di soggiorno (non gli è stato rinnovato a causa del tentato furto di un'auto) e dunque rischia l'espulsione. «Gli saremo riconoscenti a vita per quello che ha fatto - prosegue Protti nella lettera inviata all'associazione Sos racket e usura, che sta dando assistenza legale a Mohamed -: poche persone avrebbero fatto un gesto simile. Se ora papà è fuori pericolo lo dobbiamo solo a una persona coraggiosa che non si è fatta remore di nessun tipo e senza pensarci due volte si è arrampicata sull'impalcatura e ha tagliato la corda mettendo a rischio la sua vita. Mi chiedo veramente ora come si può rimanere zitti, come si può rimanere immobili. Solo noi diretti interessati di questa vicenda possiamo spingere ancora di più affinché le autorità competenti prendano in mano questo caso e lo esaminino per fare in modo che questo ragazzo rimanga nel nostro Paese».

milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_agosto_21/clandestino_salva_suicida_figlio_eroe-16016887102...
rosarossa79
00sabato 22 agosto 2009 08:57
ogni tanto una cosa buona e giusta succede anche in italia [SM=g1882308]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:49.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com