Negramaro: "Chi se ne frega delle classifiche". Dritti al top
Dopo tre anni un nuovo album, rock e fichissimo. Alle spalle un gran lavoro, un viaggio a Toronto, un'unità di gruppo commovente e una vita invidiabile, rinchiusi in una specie di comune d'altri tempi, creativa e protettiva. Ecco cosa ci hanno raccontato
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di Giorgia Camandona
Un nuovo album (fichissimo), "Casa 69", e una special edition con cd e dvd e un video in 3D con tanto di occhialini inclusi nella confezione per godersi lo spettacolo anche a casa. Poi un filmato di 30 minuti con il backstage della produzione del disco, un ampio booklet e diverse pillole audio e video. E in preparazione, naturalmente, c'è un tour. Insomma, dopo tre lunghi anni di silenzio i Negramaro sono tornati e alla grande. "Se non siamo primi in classifica non ce ne frega niente" ha risposto Giuliano alla domanda, un po' polemica, di chi chiedeva come mai altri gruppi stessero dominando la top ten. Il giorno dell'uscita del disco, però, i Negramaro sono finiti dritti dritti al vertice . Ecco che cos'hanno raccontato all'incontro con la stampa di questi molti mesi lontani dai riflettori vissuti nella loro "Casa 69" appunto, un casale che è una via di mezzo tra una comune e un laboratorio artistico.
Come sono stati questi anni?
Risponde Giuliano: Produttivi. Abbiamo lavorato molto, scritto tantissimo e fatto una marea di provini. Ci siamo fermati per le cose in maniera più profonda. Siamo soddisfatti. Anzi, meglio dire completi, nel senso che in questo cd non abbiamo mandato a dire niente, siamo stati diretti. Abbiamo cantato tutte le emozioni vissute in questi anni e ci siamo riusciti grazie anche al lavoro fatto sulla grafica di questo cd e alla scultura fatta da Ermanno, di questo cuore umano, che poi è diventata la copertina del disco. "Casa 69" poi è l'epicentro dell'album, abbiamo avvertito non dico una sensazione di disagio, ma la voglia di tornare a casa. "Casa 69" è un luogo concreto, vero, che esiste, dove conviviamo tutti insieme e si fa ogni tipo di arte. C'è chi suona, chi scrive, chi scolpisce...
Quali sono queste sensazioni di disagio di cui parli, queste emozioni?
Risponde Giuliano: Per noi questo è l'album dell'io, del soggetto, dell'uomo. In "Mentre tutto scorre" il tempo era un'ossessione. In "Finestra" c'era il concetto di spazio. Tra lo spazio e il tempo esiste l'uomo, sintesi perfetta delle due categorie. In questo senso la scultura di Ermanno è azzeccatissima. "Casa 69" è il senso di tutto quello che volevamo dire ma è anche un auspicio: tornare all'io vero. Basta con questa iLife: è tutto un iPod, iPad, iPhone, iqualcosa. Il tuo io non ha bisogno di niente altro. Il concetto di poter fare qualunque cosa da soli tuttavia è falso: abbiamo bisogno degli altri. Io per esempio senza il resto del gruppo non sarei nessuno. In questi anni abbiamo fatto un viaggio indietro nel tempo e abbiamo ritrovato i noi stessi degli inizi, il piacere di stare insieme. "Casa 69" è una comune vera, che può anche rappresentare un esempio per la società di oggi, proprio per il concetto di condivisione. Questo volere tanti oggetti, tutto dentro casa... Ti fanno credere che quando hai tutto non hai più bisogno di nessuno, ed è falso. Abbiamo bisogno solo di cose vere, di pugni in faccia anche. Perché condividere i dissidi è la cosa più bella del mondo. La libertà non è quella di cui parlano i partiti in tv.
Nel disco c'è una canzone dedicata a Mia Martini e una, "Gabbiano" molto intensa
Risponde Ermanno: E pensare che "Gabbiano", per varie ragioni, stava rischiando di non entrare nel disco. Era un periodo in cui Giuliano era molto turbato ed è tornato da un viaggio veramente distrutto, ma con questo pezzo scritto. Abbiamo provato e riprovato a metterlo in musica, poi però abbiamo capito che la cosa migliore era improvvisare. La frase "Vincerò in questo temporale" rappresenta la speranza, il sentire la trasformazione su se stessi. Il tempo che passa, il corpo che cambia, quella frase nel brano "perdo carne"... Per quanto riguarda Mimì invece, Mia Martini è un'artista che tutti noi amiamo e rsipettiamo, il suo è un cantare universale e unico. Il sentimento intrappolato in questa canzone è che a volte non si riesce a far capire il proprio intento nemmeno a chi ci sta di fronte. Uno può morire in tanti modi, però morire per la gente, le parole, le incomprensioni ci colpisce molto. Come artisti ci siamo sentiti in dovere di chiederle scusa.
C'è stata una piccola polemica sulle radio, le classifiche eccetera
Risponde Giuliano: Ci sono dei cartelli, oggi li chiamano così, delle situazioni, diciamo, delle radio che si autoproducono i dischi... Ma non importa, se non passano i nostri brani preferisco pernsare che sia perché non piacciono, perché se devo pensare al sistema mi fa un po' schifo. Questo per noi non è un lavoro, ma una passione. Quando scrivi una canzone e capisci che in quella nota lì può starci solo quella parola lì, allora ti senti cresciuto un po'. E va bene così.
Da pugliesi, due parole su Niki Vendola
Risponde Giuliano: A me personalmente lui piace molto. Per il rispetto che ha per l'arte. Se un politico rispetta l'arte, rispetta anche l'animo umano. L'arte non è intrattenimento, come si intende all'americana, ma un bisogno dell'uomo. Dall'altro lato c'è chi inneggia all'interesse, all'uomo che può tutto. Invece non è così, perché senza la collettività anche il più potente non è niente. I romani hanno fondato un intero impero sull'arte e Niki sta facendo cose bellissime, fuori e dentro la Puglia.
Nel disco c'è anche un brano con Elisa
Risponde Giuliano: Con le c'è un'alchimia nata naturalmente. Lei è unica, una grande artista e stare insieme in studio è sempre un gran divertimento. Lei ride, scherza , non si prende sul serio. E poi io sono il padrino di Emma Cècile!
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- Prendi un piatto e tiralo a terra.
- Fatto.
- Si è rotto?
- Si.
- Adesso chiedigli scusa.
- Scusa.
- È tornato come prima?
- No.
- Adesso capisci?