00 07/05/2010 15:21
Re: Re:
basettun, 06/05/2010 22.18:



E' vero, però si impara a vivere, fin da piccoli abbiamo tanti maestri che ci insegnano come si vive mentre la morte viene lasciata alla nostra improvvisazione. Non mi sembra giusto. Infatti arriviamo alla morte impreparati e ognuno deve trovare un modo che a volte può essere quello sbagliato. Sembra che la comunità in cui siamo arrivati nascendo si preoccupi di noi fin tanto che abbiamo vita da spendere e che non abbia alcun interesse a farci arrivare al traguardo in modo consapevole. Molti giovani non hanno la più pallida idea di quanta sofferenza li aspetta, si scontrano con essa solo se hanno la sfortuna di subire la malattia e la morte di un familiare, perché la sofferenza e la morte sono argomenti che vengono taciuti, nascosti quasi che fosse una vergogna parlarne. Un'educazione alla sofferenza e alla morte fin dalla scuola primaria forse sarebbe utile.




Questo è un pò il ruolo che dovrebbe giocare la Chiesa a mio parere, ma purtroppo non riesce ad avere incisività..

Zelia è molto bella questa frase "Nell’intimità di ciascuno c’è uno spazio nel quale i nostri sentimenti dimorano e là si è perfettamente sani e integri, la malattia non ha alcuna possibilità di accesso." condivido pienamente e penso sia importante nutrirla questa parte.
Anche per questo mi commuove il modo di Basettun di stare accanto a suo padre, una persona malata ha bisogno di sentirsi amata ancor di più di qualsiasi altra persona, alla fine credo sia l'amore il reale senso della vita..