00 05/05/2010 17:22
Come si fa?... Non c’è una risposta, ognuno si costruisce una propria risposta di fronte a qualcosa che non è un semplice problema: è tutto il proprio mondo che crolla addosso, perché anche se tutti abbiamo la consapevolezza di essere mortali, nutriamo sempre la recondita fiducia di avere una lunga vita dinanzi a noi; in questa fiducia possiamo riporre tutti i nostri sogni, tutti i nostri progetti, tutte le nostre speranze. Ma se questa fiducia ci viene tolta con un colpo di rasoio, che cosa ci rimane? E qui subentra il rapporto che ognuno di noi ha intessuto con l’infinito: chi ha una fede salda, può già trovare una risposta, chi non ce l’ha, forse, deve percorrere un cammino molto più difficile. In una chiave laica, si potrebbe dire che un essere umano cercherebbe di dare più senso a ogni istante che gli resta, ma è una risposta parziale e spetta allo spirito di ciascuno trovare di fronte a tali svolte drammatiche una soluzione per i giorni che restano. Forse la cosa più importante è l’amore che deve circondare coloro che si trovano improvvisi naufragi in una tempesta simile, perché è davvero come se la terra sparisse di sotto i propri piedi. Ma la risposta più saggia a questo quesito, secondo me, ce l’ha dà proprio il proponente e, cioè, Basettun, quando afferma che “Poi qualcuno gli mostra una finestra, la finestra non c’è e l’uomo lo sa, ci sono solo pareti di mattoni……” affacciarsi, quindi, e “inventarsi” un paesaggio bellissimo e riuscire a diventare una tessera di quel paesaggio senza chiudere la finestra al sorriso, alla speranza e perché no anche al piacere. La vita è preziosa per il semplice fatto che è la vita che noi viviamo e con la quale lasciamo un’inconfondibile traccia di noi, delle nostre opere in questo mondo. Nell’intimità di ciascuno c’è uno spazio nel quale i nostri sentimenti dimorano e là si è perfettamente sani e integri, la malattia non ha alcuna possibilità di accesso.
Personalmente starei vicina a lui/lei e lotterei anch’io fino alla fine.