Bonolis: «Ciao Darwin merita un riposo,
voglio riprendere Il senso della vita»
ROMA (7 maggio) - In effetti è buffo: trovarsi seduti accanto a un intervistato disteso su un lettino. Freud (o Jung, dipende dai punti di vista) ne sarebbe stato contento. Anche Paolo Bonolis lo è, visto che la sua stagione televisiva, alla fine dei conti, si avvia a chiusura accompagnata dalle trombe dell’Auditel con Chi ha incastrato Peter Pan (media d’ascolto del 27,8 per cento) e ora Ciao Darwin 6 la regressione (che chiuderà il suo ciclo a fine maggio e ha, finora, una media del 29,2 e di 6 milioni e 600 mila spettatori), entrambe decisamente sopra le medie calanti delle reti generaliste, roba da tempi d’oro del duopolio. E’ contento Paolo, anche se, confessa (il lettino del suo camerino a Cinecittà aiuta), che gli sarebbe piaciuto fare altro («nella maniera che mi si confà» aggiunge).
E perché non l’ha fatto?
«La rete ha voluto fare altro».
Si può dire no a Paolo Bonolis, domatore televisivo, uno che a ogni botta segna una tacca Auditel?
«Certo che sì. La rete non è mia e ha le sue strategie. Quanto a me, si sa che volevo fare Il senso della vita».
Quindi ha abbozzato?
«Ho abbozzato, nel senso che ci siamo venuti incontro, tant’è che adesso ci dobbiamo parlare».
Con questi risultati diranno: caro Paolo che ne dici di rifare Ciao Darwin?
«Ciao Darwin merita un lungo riposo. E non è un epitaffio ma una ricetta».
E allora che vi direte?
«Intanto ora me ne vado in vacanza. Poi a settembre ci parleremo. E dirò che ho dei progetti che vorrei fare».
Tiro a indovinare: Il senso della vita.
«Esatto. E vorrei andare in onda in una posizione ibrida, in tarda prima serata. L’ideale sarebbe la domenica dalle 21,30 a mezzanotte».
La prima serata non è a rischio?
«Non capisco quali timori ci possano essere. E poi penso che a Canale 5 torni utile, piuttosto che fare il 18 per cento con programmi senza contenuti. O, peggio ancora, puntando su qualcosa che già sai che andrà male invece che tentare una strada nuova. Ricordo, per la cronaca, che Il Senso della vita ha chiuso al 34 per cento. E poi non si può pensare solo agli ascolti».
Per Ciao Darwin ci ha pensato...
«Ciao Darwin è andato bene perché c’è grande professionalità e attenzione da parte di chi ci sta lavorando nella sua confezione, nella scrittura, nelle scene e nei costumi».
Sui costumi avete risparmiato, l’epidermide è messa in gran mostra.
«L’epidermide conta, fa parte del divertimento vedere belle donne o begli uomini. Diciamo che noi vendiamo l’epidermide di un culo e in tv c’è chi espone le chiappe dei sentimenti».
Comunque è un bell’invito al guardonismo che c’è in giro.
«E’ vero questo è un aspetto che c’è ma condito con l’ironia, con il gusto del varietà e dell’avanspettacolo. Darwin non è ipocrita e non è politicamente corretto».
Diciamo che usa i toni forti, a volte diventa perfino grossolano.
«Ma sempre con il gusto del grottesco. Addirittura Darwin è un programma molto raffinato, dalla doppia lettura, capace di infilare strali sinistri come la frase “Italiani, voi che avete smesso di essere un popolo per essere un pubblico”, o di lanciare promo coraggiosi e, in fondo, di essere una sorta di specchio deformante di quello che succede nella tv di oggi».
Ma lei la guarda? Le piace?
«Non ne vedo molta. La maggioranza dei programmi è un assemblaggio di idee altrui è difficile vedere un guizzo. Le strutture produttive pensano solo a tagliare, se vuoi fare qualcosa di diverso si mettono paura».
Qual è il motivo?
«Chi fa tv, produttori, dirigenti, conduttori, autori che siano vivono una situazione privilegiata: chi glielo fa fare di imbarcarsi in qualcosa che gli può far perdere quel privilegio?».
Che succede se Mediaset non le fa rifare Il senso della vita?
«C’è una promessa, non resta che vedere se quanto detto corrisponde alla realtà. Il patto è questo. Comunque c’è un altro anno di contratto. Non ho la minima intenzione di essere schiavo di una gabbia dorata. Quando sono tornato in Rai prendevo un settimo di quello che mi dava Mediaset».
E’ sempre in piedi l’idea di fare i Grammy con Maria De Filippi?
«Per quanto mi riguarda sì. Quando ci siamo incontrati per parlarne ho buttato lì quattro idee, tanto per non rischiare di fare la recita di fine anno. Ci stiamo lavorando, vedremo».
Bonolis, fra un anno ne compie 50. Lei si vede conduttore tutta la vita, alla Mike Bongiorno, o le frigge qualcosa in testa?
«Io sono uno che ama muoversi, ma che può anche non fare nulla. Ecco, mi piacerebbe, per esempio, fare documentari, magari orientandomi su argomenti non esplorati di tipo sociale, ma con il tono leggero, divertente. In fondo anche Darwin ha il passo del documentario».
fonte:
www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=100832&sez=HOME_SP..."We need each other". Bill Clinton