Arriva il social network etico. Il nome del neonato è Jumo che significa “unirsi” nella lingua Yoruba, parlata in Africa Occidentale. L’idea è di Chris Hughes, uno dei co-fondatori di Facebook. La mission è creare un ponte tra le organizzazioni no profit e chi vuole sostenerle. La premessa è, a dir poco, ambiziosa. Nella home sta scritto: “Connettiamo individui e organizzazioni che lavorano per cambiare il mondo”.
Per iscriversi a Jumo.com, che al momento è disponibile in versione beta e solo in lingua inglese, è necessario avere un account Facebook e, manco a dirlo, autorizzare l’accesso a tutti i propri dati personali.
Dopo un primo form di rapida compilazione, in cui si inseriscono le proprie generalità, si passa a selezionare le aree tematiche di interesse. Sono sette le opzioni: arte e cultura, istruzione, ambiente e animali, diritti umani, pace e povertà. Una volta selezionato il campo compaiono le organizzazioni che si intendono seguire.
Si possono seguire le missioni di Terre des Hommes, le iniziative della Fao, ma anche aderire a gruppi poco conosciuti nel nostro Paese che rispondono a esigenze specifiche. Ad esempio, ci sono organizzazioni che si occupano dei senzatetto gay, lesbiche o trans, gruppi che si occupano della diffusione dell’istruzione nelle aree a rischio, e tante altre.
Un’occasione per rispondere agli apocalittici che vedono in Internet l’origine di tutti i mali e una risposta a coloro, circa 19 milioni, che già utilizzavano l’applicazione Causes di Facebook.
Il numero di partenza è di tremila pagine ma tutti i membri possono aggiungere la propria.
Lo staff assicura che, per evitare frodi, saranno effettuati controlli per verificare l’assenza di fini di lucro nelle iniziative proposte.
Maria Rosa Pavia
techblog.tgcom.it/wpmu/2010/12/01/4585/---------------------------------------------
- Prendi un piatto e tiralo a terra.
- Fatto.
- Si è rotto?
- Si.
- Adesso chiedigli scusa.
- Scusa.
- È tornato come prima?
- No.
- Adesso capisci?